Un caso di meningite tubercolare descritto dal Morgagni?
Un Fanciullo dell’età di anni tredici, fornito di molto ingegno, la sorella e fratello del quale erano morti di tisichezza, avendo questi l’anno precedente sofferto d’infiammazione al polmone sinistro, fu sorpreso da dolor di capo sopra gli occhi, ai quali pur si estendeva, sgorgando da essi materia viscosa. All’indomani è in delirio, con lo sguardo fisso negli astanti, vomitando alquanto viscido umore. All’improvviso viene quindi assalito da convulsioni, che si cambiarono in una specie di sopore; e queste per lo più si affacciavano accompagnate da difficoltà di respiro. Infine mori.
All’autopsia
Si apre il ventre e tutto si ritrova in istato naturale, benché esistesse nel ventricolo (stomaco, ndr) alquanto umore di colore di ruggine: la vescica era turgida per l’orina, e la cistifellia per la bile. Nella destra cavità del torace il polmone si scostava dalla pleura, ma al di sopra verso la clavicola conteneva un tubercolo quasi del volume di una noce, in cui erano picciolo cavità , ripiene di una materia, che in colore e in mollezza si assomigliava alla sostanza midollare del cervello; e di lì forse si sarebbe sviluppato quel principio che occasionò la morte di suo fratello e di sua sorella, se più a lungo fosse vissuto. Il polmone sinistro poi, che avea, come dissi, subita l’infiammazione l’anno avanti, fu trovato aderente alla pleura dorsale. Il pericardio conteneva due oncie di siero, e forse più, e il ventricolo destro del cuore avea una leggiera concrezione poliposa: e quantunque fossero di già trascorse diciassette ore dalla morte, il sangue ivi esistente non presentava traccia di coagulo. Si passa al cranio, e si trova la dura madre macchiata di color cinereo in vicinanza dei vasi sanguigni; e da questa, nell’atto di rompersi, distaccandola dalla così detta cresta di gallo, uscì fuori alquanto siero marcioso; e quasi un’oncia di questo, ma limpido, ne tramandarono i nervi ottici. Il cervello è del tutto sano; e la glandola pineale attrae gli sguardi degli spettatori a motivo della sua straordinaria grandezza.
tratto da:
- “De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis“, 1761, di Giovanni Battista Morgagni (“Sedi e cause delle malattie anatomicamente investigate“, traduzione in italiano del 1838), LIBRO I, Lettera Anatomico-Medica I, cap. 2 (pag. 47).