RENE DI GOLDBLATT ED IPERTENSIONE NEFROVASCOLARE
Nel 1934, il patologo canadese Harry Goldblatt (1891-1977) mostrava che la stenosi delle arterie renali del cane produceva un cospicuo e prolungato aumento della pressione arteriosa, e che quest’aumento si accompagnava alla comparsa di un’ipertrofia cardiaca e allo sviluppo di lesioni vascolari e talvolta alla reazione fibrinoide caratteristica dell’ipertensione maligna dell’uomo.
L’esperimento di Goldblatt ha segnato l’inizio della storia moderna degli esperimenti sull’ipertensione, anche se, paradossalmente, non ha ricevuto conferma l’ipotesi patogenetica su cui Goldblatt aveva fondato il suo esperimento, e cioè che l’ipertensione essenziale dell’uomo dipendesse da una diffusa riduzione del calibro delle arteriole renali intraparenchimali.
Un modello concettuale semplice
Tuttavia l’esperimento di Goldblatt fornì un modello concettualmente semplice e una tecnica facilmente riproducibile, con cui produrre un’ipertensione sperimentale simile nel suo decorso all’ipertensione essenziale dell’uomo e come questa non necessariamente legata a insufficienza renale.
Di conseguenza il modello di Goldblatt suscitò una mole di ricerche ed una messe di risultati che, quarant’anni dopo gli esperimenti di Goldblatt, hanno contribuito a illustrare meccanismi prima sconosciuti della fisiopatologia cardiovascolare e renale.
L’IPERTENSIONE NEFRO-VASCOLARE
Sotto l’aspetto clinico, l’esperimento di Goldblatt, se non ha rappresentato – com’era nei voti – la riproduzione in laboratorio di una condizione clinica nota, l’ipertensione essenziale, rappresenta invece l’esempio straordinario della produzione in laboratorio di una condizione clinica ancora ignota, l’ipertensione renovascolare, che – grazie a questo modello – poté essere ricercata, riscontrata e curata in un numero non trascurabile di pazienti a partire dalla fine degli anni cinquanta.
Subito dopo l’esperimento di Goldblatt, per spiegare l’ipertensione da stenosi delle arterie renali furono avanzate varie ipotesi: tra queste quella che ebbe la maggior fortuna sperimentale fu la prima, sin da quando, poco dopo la scoperta di Goldblatt, il gruppo di Page (v., 1939) e quello di Braun-Menéndez (v. Braun-Menéndez e altri, 1939) dimostrarono che la stenosi dell’arteria renale faceva aumentare il contenuto renale di una sostanza ad attività pressoria, che già nel 1898 Tigerstedt e Bergmann (v., 1898) avevano estratto e denominato renina.
Nel 1965, con il Dr. Erwin Haas, Goldblatt isolò 4.000 fiale di renina e le ‘unità di Goldblatt‘ divennero lo standard internazionale di misurazione della renina umana. Più tardi, con il dott. Haas e Sharad Deodhar, Goldblatt produsse antirenina con renina acetilata omologa.
Il sistema renina-angiotensina
Era l’inizio della storia fortunata, e controversa, del sistema renina-angiotensina, su cui ritorneremo più estesamente in un prossimo paragrafo. Basti dire per ora che, nonostante quarant’anni di sforzi, l’importanza del sistema renina-angiotensina nell’ipertensione renovascolare non è stata interamente chiarita, anche se i dati a nostra disposizione sembrano comporre un quadro per ora abbastanza persuasivo (v. Davis, 1975 v. i contributi di Zanchetti e altri, 1976).
Almeno nel ratto, vi sono due tipi d’ipertensione renovascolare: l’ipertensione con entrambi i reni, in cui un’ arteria renale è stenosata e il rene controlaterale è lasciato intatto (e che assai probabilmente corrisponde all’ipertensione da stenosi unilaterale dell’arteria renale nell’uomo); e l’ipertensione con rene unico, in cui una sola arteria renale è stenosata ma il rene controlaterale è stato asportato.
I due modelli differiscono tra loro sotto vari aspetti: l’attività reninica plasmatica è elevata più a lungo nel primo modello, mentre torna prontamente normale o addirittura diventa inferiore alla norma nel secondo modello; inoltre il volume dei liquidi extracellulari è ridotto nel modello con due reni e aumentato in quello a rene unico.
modello a rene unico e modello a due reni di ipertensione
I modelli sperimentali di ipertensione renovascolare devono anche distinguersi in base alla durata dell’ipertensione: nel modello a rene unico il breve aumento iniziale della secrezione della renina svanisce non appena si va espandendo il volume dei liquidi extracellulari: nel modello con due reni c’è un primo stadio in cui la renina è aumentata e l’ipertensione è reversibile se si corregge la stenosi, una seconda fase in cui la renina non è più così aumentata ma l’ipertensione è ancora reversibile con la correzione della stenosi, e una terza fase in cui l’ipertensione è divenuta irreversibile.
I recenti esperimenti con bloccanti specifici del sistema renina-angiotensina indicano, nell’insieme, che entrambi i modelli d’ipertensione renovascolare sono dipendenti dall’angiotensina nello stadio acuto; successivamente, solo il modello con due reni rimane dipendente – almeno in parte – dall’angiotensina, fintantoché, nel suo ultimo stadio, il danno vascolare del rene controlaterale rende l’ipertensione irreversibile.
vedi:
- “Ipertensione arteriosa“, di Cesare Bartorelli e Alberto Zanchetti, 1978, ‘Enciclopedia del Novecento‘
- https://case.edu/ech/articles/g/goldblatt-harry
- https://en.wikipedia.org/wiki/Harry_Goldblatt