Quella volta in cui i gas vescicanti entrarono nella storia dell’umanità

QUELLA VOLTA in cui I GAS VESCICANTI ENTRARONO NELLA STORIA DELL’UMANITA’

“Dalla sua stanza Paul Ehrlich [il celebre scienziato tedesco, colui che inventò il concetto farmacologico della pallottola magica], che guardava sulle pianure lontane, assistette con amarezza al precipitare del suo paese nella prima guerra mondiale.
Le fabbriche di tinture che una volta gli avevano fornito le sostanze terapeutiche – la Bayer, la Hoechst, per esempio – furono riconvertite per la produzione di massa di sostanze che sarebbero diventate i precursori dei gas per uso militare.
Un gas particolarmente tossico era un liquido incolore e vescicante prodotto dalle reazione di tiodiglicole (un solvente per tinture) con acido cloridrico bollente.
Il gas aveva un odore inconfondibile, descritto ora come mostarda, ora come aglio bruciato, ora come rafano macinato e cotto. Sarebbe diventato famoso come gas mostarda.
Nella notte nebbiosa del 12 luglio 1917, due anni dopo la morte di Ehrlich, una pioggia di proiettili di artiglieria segnati da piccole croci gialle cadde sulle truppe britanniche di stanza vicino alla piccola città belga di Ypres.
Il liquido, contenuto nei proiettili, si trasformò rapidamente in gas, sprigionando una “nube densa e giallastra che oscurava il cielo” come ricordò un soldato, e poi si diffuse nell’aria fresca della notte. Gli uomini che dormivano negli alloggi e nelle trincee si svegliarono per l’odore acre e nauseabondo che avrebbero ricordato per decenni: l’odore di rafano che si diffondeva per i campi. In pochi secondi i soldati corsero ai ripari, tossendo e starnutendo nel fango, i ciechi che brancolavano tra i morti. Il gas mostarda passava attraverso il cuoio e la gomma ed impregnava la stoffa.
Rimase sospeso per giorni come nebbia tossica sul campo di battaglia finché i morti non cominciarono ad odorare di mostarda. Solo quella notte il gas mostarda intossicò o uccise duemila soldati. In un solo anno, si lasciò dietro migliaia di morti.”


tratto da:
  • L’Imperatore del Male. Biografia del Cancro”, di Siddharta Murkherjee, pag. 147

 

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