Quando il verde entrò in sala operatoria
La difficoltà che ho avuto nel vedere dentro la bocca di un bambino piccolo per tagliare e suturare adeguatamente il palato molle e l’ugola, nei casi di palatoschisi, mi ha portato, una decina di anni fa, ad usare dei panni neri intorno alla bocca invece dei normali tessuti bianchi. Con l’ambiente bianco, l’incavo della bocca è nell’ombra più profonda e non può essere visto comodamente, a meno che non sia illuminato in modo speciale ed eccessivo, come attraverso l’uso di una fonte luminosa da parte dell’operatore. Con l’ambiente nero, al contrario, la bocca è in piena luce, non nell’ombra, le pupille dell’operatore non sono dominate dalla luce riflessa dagli asciugamani bianchi, e normalmente la luce del giorno è un’ampia illuminazione per il lavoro nella parte posteriore della bocca.
Il disagio che ho avuto nelle odierne sale operatorie bianche mi ha portato a suggerire di avere pavimenti e pannelli sui muri scuri in queste stanze, in modo che l’operatore che alza lo sguardo da una ferita non incontri un bagliore di luce e non trovi i suoi occhi infastiditi anche solo per un momento, mentre guarda posteriormente alla ferita poco illuminata. La cromia, mi sembrava, dovesse partire dal rosso del sangue e dei tessuti, quindi ho consigliato di scegliere il verde, colore complementare al rosso, per il colore del pavimento e dei pannelli murari. La particolare sfumatura di verde da scegliere era quella complementare all’emoglobina, e si trovò che era il verde della foglia di spinacio. Per inciso si può dire che si dice che il ferro nella clorofilla degli spinaci sia nella stessa combinazione chimica del ferro nell’emoglobina, ma non so nulla del valore di questo, nel rendere gli spinaci verdi complementari all’emoglobina rossa.
[Harry Mitchell Sherman: “The Green Operating Room at St. Luke’s Hospital”, 1914]
il verde entra in sala Operatoria
Nel maggio del 1914, il dott. Harry Mitchell Sherman, chirurgo del “San Francisco Polyclinic“, a San Francisco, in California, pubblicò sul “California State Journal of Medicine” un articolo intitolato “The Green Operating Room at St. Luke’s Hospital“.
Laureato in Medicina nel 1880 alla Columbia University, il dott. Sherman ottenne la specializzazione di ortopedico al Bellevue Hospital di New York.
Dopo il suo tirocinio ospedaliero al Bellevue Hospital di New York e un breve periodo come chirurgo navale, il dottor Sherman si è trasferito a San Francisco e divenne un californiano per tutta la vita.
ORTOPEDICO E CHIRURGO GENERALE
La sua formazione specialistica in ortopedia gli diede l’opportunità di diventare un chirurgo ortopedico nello staff del Children’s Hospital, San Francisco, che contribuì a sviluppare nel centro di chirurgia ortopedica sulla costa occidentale.
Successivamente, il dott. Sherman si occupò anche di chirurgia generale.
Sherman trovò che i colori bianchi tradizionali erano troppo luminosi ed il bagliore, specialmente emesso con i nuovi sistemi di illuminazione, riduceva la sua capacità di discriminare le caratteristiche anatomiche sotto esame durante gli interventi chirurgici. Utilizzando la teoria dei colori egli partì dal colore rosso del sangue per arrivare ad utilizzare il verde spinacio, colore complementare. In modo particolare, ingegnò un esperimento ingegnoso.
una stanza bianca ed una verde
Il dott. Sherman fece allestire, presso il “St. Luke’s Hospital”, una sala chirurgica con il pavimento e le pareti per un metro e ottanta dal pavimento, di un brillante verde spinacio, e tutto sopra di un bianco smaltato, accostata per l’uso a un’altra sala chirurgica dipinta di un bianco smaltato. Anche gli indumenti ed i panni avevano il colore verde spinacio.
Ebbene: nessun chirurgo che potesse entrare nella stanza verde per fare un’operazione entrò mai nella stanza bianca, e dopo alcuni mesi di questa esperienza il punto fu accettato come sufficientemente risolto da giustificare l’innovazione di una stanza di colore simile nelle sale operatorie dell’Ospedale.
l’arrivo del color celeste
Sherman utilizzò anche il color nero per indumenti e panni. Inizialmente dovette affrontare qualche obiezione di carattere ‘scaramantico’, essendo questo considerato un colore che portava sfortuna, ma ben presto tale ostacolo fu superato. Egli concludeva l’articolo affermando che i chirurgi avrebbero potuto accorgersi prima di questo problema ascoltando le lamentele degli infermieri che lavoravano continuamente in sala operatoria (che si lamentavano degli effetti sulla vista del color bianco brillante) e notando come i laboratori dotati di microscopi non utilizzavano per nulla tavoli, panche o ambienti bianco brillante.
Diversi altri chirurghi seguirono questa direzione negli anni ’10 e ’20 del novecento. L’azzurro “Ciel” (cielo) divenne popolare come colore per l’abbigliamento chirurgico negli anni ’50 del novecento, quando la televisione a colori iniziò ad essere utilizzata per le videoregistrazioni e l’insegnamento a circuito chiuso.
Bibliografia e Riferimenti:
- Harry Mitchell Sherman: “The Green Operating Room at St. Luke’s Hospital“
- https://www.library-archives.cumc.columbia.edu/obit/harry-mitchell-sherman
- https://twitter.com/FaisalGhani_/status/1662684814846361601
- https://www.facs.org/about-acs/archives/past-highlights/shermanhighlight/
- Saggio: “The colour of medicine“