Primo trapianto di occhio al mondo

Primo trapianto di occhio al mondo

  • articolo del prof. Sergio Barocci

“Sebbene non sia ancora noto se riacquisterà la vista, dalla procedura del maggio 2023, l’occhio sinistro trapiantato ha mostrato notevoli segni di salute, incluso il flusso sanguigno diretto alla retina, l’area nella parte posteriore dell’occhio che riceve la luce ed invia immagini al cervello. Sebbene rimangano molte domande in un caso senza precedenti, questo risultato rivoluzionario apre nuove possibilità per futuri progressi nelle terapie della vista e nei campi medici correlati.”

[Comunicato stampa della NYU Langone Health, 9 novembre 2023]


un trapianto di occhio intero

Aaron James prima del suo incidente nel 2021, prima e dopo l’intervento di trapianto di viso nel maggio 2023. FOTO: HANSJÖRG WYSS DIPARTIMENTO DI CHIRURGIA PLASTICA / NYU LANGONE HEALTH

Il 27maggio 2023, presso l’Ospedale Universitario NYU Langone Health di New York, un team di specialisti ha eseguito per la prima volta al mondo un trapianto di occhio intero e parte del viso con esiti promettenti.

E’ il caso di un uomo di 46 anni statunitense, Aaron James, che aveva perso l’occhio in seguito ad una scossa elettrica da 7.200 volt mentre lavorava sulle linee dell’alta tensione.
L’incidente quasi mortale gli aveva causato lesioni estese che lo hanno portato a perdere l’occhio e il braccio sinistro, il naso e le labbra, i denti anteriori, la guancia e il mento sinistro. Il donatore è un uomo sulla trentina che ha salvato altre tre vite donando reni, fegato e pancreas.


UNA STORIA DI TRAPIANTI D’OCCHIO

Aaron James fotografato per la rivista “People” il 3 novembre 2023. FOTOGRAFIA DI VICTORIA WILL.

Il tentativo di sostituire in maniera completa un occhio malato con uno sano è stato già praticato diverse volte in passato.

Nel 1885, il medico statunitense H. W. Bradford eseguì il primo trapianto di occhio intero documentato, e precisamente, uno xenotrapianto di un occhio enucleato da un coniglio ad un essere umano. Il report del Dr. Bradford delineava il modo in cui i nervi ottici dell’ospite e del ricevente erano stati collegati, e documentava i “movimenti oculari in tutte le direzioni” postoperatori. Tuttavia, la mancanza di anastomosi vascolare e di terapia immunosoppressiva portò inevitabilmente al fallimento del trapianto.

Dopo questo tentativo iniziale, l’interesse per il trapianto di occhio intero crebbe e diversi scienziati eseguirono con successo il trapianto di occhio intero su modelli animali. In molti di questi casi, l’allotrapianto oculare non solo è sopravvissuto, ma ha anche ripristinato la vista.


SPERIMENTAZIONE SU ANIMALI A SANGUE FREDDO E CALDO

Il dott. Eduardo Rodriguez con Aaron James. Fotografia dello staff della NYU LANGONE.

Tuttavia, il quadro della rigenerazione negli occhi delle larve trapiantate era molto diverso da quello negli occhi degli adulti trapiantati. L’alta differenziazione delle componenti degli occhi sembravano un ostacolo davvero arduo da superare per riavere una completa funzionalità dell’organo, anche nella sperimentazione animale.

Nel 1946, alla Yale University, il dott. L. S. Stone registrò il ritorno alla vista completa di una salamandra adulta, in seguito a trapianto di occhio intero, dopo sette giorni di ‘refrigerazione‘.

In questo modo, il 22aprile 1969 il trapianto di occhio intero venne nuovamente eseguito su un essere umano. Il ricevente era un fotografo di 54 anni ed il donatore un cinquantacinquenne deceduto il giorno prima per tumore cerebrale. L’intervento fu eseguito dall’equipe del dott. Conard Moore al Texas Medical Center. Tuttavia, dopo il fallimento di questo tentativo, la comunità medica condannò l’operazione e il National Eye Institute sconsigliò ulteriori indagini sulla procedura.


PROGRESSI SCIENTIFICI AL SERVIZIO DELLA TRAPIANTOLOGIA

Eduardo D. Rodriguez (13ottobre 1966 – )

La relazione affermava che la riperfusione oculare dei mammiferi, le caratteristiche intrinseche dei nervi ottici dei mammiferi ed il rigetto dell’allotrapianto erano ostacoli insormontabili al successo del trapianto di occhio intero.

Nel frattempo, nuove tecniche microchirurgiche, protocolli di immunomodulazione e terapie neurorigenerative hanno superato barriere precedentemente esistenti all’allotrapianto composito vascolare. Infatti, dal primo trapianto di mano effettuato nel 1998, sono stati eseguiti con successo oltre 200 interventi di allotrapianto composito vascolare. Questi progressi nelle tecnologie dell’allotrapianto composito vascolare hanno portato alla riemersione della letteratura primaria sul trapianto di occhio intero. Sebbene il ripristino della vista rimanga l’obiettivo finale, il trapianto di occhio intero può essere giustificato anche nel caso di enucleazione dell’occhio dopo un trauma facciale, soprattutto quando è già pianificato il trapianto facciale.


nuove procedure di trapianto combinato

Schema di intervento di trapianto parziale di faccia e totale dell’occhio eseguito su Aaron James.

Lo storico intervento eseguito al NYU Langone Health è stato condotto dalla squadra guidata dal chirurgo statunitense di origine cubana Eduardo De Jesus Rodriguez, direttore del “Face Transplant Program“, dando prova per la prima volta della possibilità offerta dalle nuove procedure di trapianto combinato di completare la procedura, il più rapidamente possibile, allo scopo di limitare i rischi dell’intervento durato 21 ore e che ha coinvolto oltre 140 professionisti sanitari. L’intervento di successo ha avuto luogo nel Kimmel Pavilion della New York University Langone, dove le ampie sale operatorie hanno consentito a due équipe chirurgiche altamente qualificate di operare contemporaneamente sia nella stanza del donatore che in quella del ricevente.
Il paziente aveva già subito innumerevoli interventi volti a salvare l’occhio danneggiato ma poi si è reso comunque necessario procedere alla rimozione dell’occhio sinistro e di effettuare un trapianto, recidendo il nervo ottico il più possibile a ridosso del bulbo oculare.


DOPPIO TRAPIANTO

Cellule staminali ed occhio.

Si è così sviluppata l’idea di combinare una doppia metodica medico-chirurgica (doppio trapianto): da un lato il trapianto di occhio intero e dall’altro, il trapianto di cellule staminali adulte prelevate proprio dal medesimo donatore. L’obiettivo era fornire un nuovo occhio da donatore esterno ma al contempo facilitare la rigenerazione dei tessuti eventualmente danneggiati.
Oggi, sono innumerevoli gli studi e le ricerche orientati a valutare e a confermare l’enorme potenziale che le cellule staminali hanno con particolare riferimento ai processi di rigenerazione cellulare.
Per l’intervento sono state utilizzate cellule staminali ematopoietiche CD34-positive che sono note per il loro potenziale nel sostituire le cellule danneggiate e per le loro eccellenti proprietà neuroprotettive.


CELLULE STAMINALI ED OCCHIO

Cellule staminali ed occhio.

Queste cellule staminali sono state iniettate durante l’intervento nel punto di connessione tra l’occhio trapiantato e il nervo ottico del paziente. La procedura è stata eseguita correttamente e ad oggi l’occhio è in buona salute e riceve un buon afflusso di sangue. Sarà tuttavia necessario attendere ulteriormente per valutare se potrà effettivamente contribuire al recupero della vista del paziente.

Anche se i trapianti di cornea sono diventati relativamente comuni, con migliaia di interventi eseguiti al mondo, i trapianti di un intero occhio che siano in grado di ripristinare la vista sono particolarmente rari, a causa della complessa natura di questo organo e delle sfide associate alla rigenerazione dei nervi, al rigetto immunitario e circolazione sanguigna della retina.


UNA GRANDE SFIDA

NYU Langone Medical Center si trova a Manhattan, non lontano dall’Empire State Building.

A queste difficoltà si aggiunge, anche, il meccanismo della visione, dal momento che l’occhio umano è strettamente connesso al cervello attraverso il nervo ottico. Ristabilire con successo queste connessioni nervose è un requisito fondamentale per l’intero trapianto di occhio e per ripristinare la vista è una delle sfide più grandi. Questo straordinario successo in ambito clinico segnerà il futuro della chirurgia oftalmica perchè spianerà la strada ad ulteriori progressi.

Per quanto riguarda il trapianto facciale l’utilizzo di una tecnologia all’avanguardia di pianificazione chirurgica computerizzata tridimensionale ha consentito l’allineamento preciso delle ossa e il posizionamento ottimale delle placche e delle viti impiantabili, adattando la parte del viso del donatore al volto dell’uomo.


Bibliografia e riferimenti:

 

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