LA STRATIGRAFIA: UN GIUSTO PASSO IN AVANTI DELLA RADIOLOGIA VERSO LA TOMOGRAFIA ASSIALE COMPUTERIZZATA
Alessandro Vallebona (1899-1987), direttore dell’Istituto di Radiologia dell’Università di Genova, sviluppò un metodo che chiamò stratigrafia e presentò le sue prime immagini al nono congresso italiano di Radiologia a Torino nel 1930.
I suoi concetti furono sviluppati indipendentemente dalle teorie proposte dagli altri ricercatori e si basarono su questa affermazione:
“E’ mia ferma convinzione che la sovrapposizione e la conseguente sommazione delle ombre sia uno dei fattori che limita fortemente la diagnosi radiologica, cosa che fornisce la motivazione del mio lavoro diretto alla dissociazione delle ombre.“
Schema del funzionamento di uno stratigrafo assiale di Vallebona: Il tubo resta fermo mentre ruotano sui rispettivi assi verticali il paziente e la pellicola. La scelta del piano stratigrafico avviene alzando od abbassando lo sgabello del paziente.
Alessandro Vallebona
Nel 1925, a soli 26 anni, il dott. Vallebona propose la sua prima geniale scoperta, per lo studio dello stomaco con il Metodo combinato a doppio contrasto bario-gassoso. Questa metodica permetteva uno studio analitico delle pliche mucose fino ad allora non dimostrabili; il metodo subirà una rapida diffusione a livello mondiale e sarà anche applicato a livello del colon.
Nel 1928 ideò una nuova metodica per l’ingrandimento diretto dell’immagine radiologica tesa a migliorare lo studio della struttura ossea e del disegno polmonare, denominata poi Microradiografia.
Il costante pensiero di rendere i quadri radiologici più facilmente leggibili, attenuandone
la complessità strutturale, accompagnò il Vallebona in quei primi anni di attività come una molla compressa in attesa di liberare la propria energia; e ciò avvenne nel 1930 con la realizzazione della stratigrafia, comunicata al “Congresso Sanitario degli Ospedali Civili di Genova” il 26 febbraio 1930 e poco dopo al “IX Congresso Nazionale di Radiologia a Torino” il 20-22 maggio 1930 col titolo “Una modalità di tecnica per la dissociazione radiografica delle ombre applicata allo studio del cranio”.
LO STRATIGRAFO DI VALLEBONA
La nascita della stratigrafia ad opera di Vallebona venne presto consegnata alla letteratura internazionale e fu seguita dopo pochissimi anni dalla pubblicazione di altre tecniche simili da parte di autori olandesi (Ziedses des Plantes, 1931; Bartelink, 1932) e tedeschi (Grossman e Chaoul, 1934), fondate su tipi diversi di movimento dei tre elementi in gioco: tubo, paziente, lastra.
Una delle conclusioni cui portò lo studio geometrico della stratigrafia fu che essa consente di selezionare un vero strato sottile in cui la sfumatura dei particolari è minima ed inferiore al limite di nitidezza pratica. Sfumatura, tuttavia, che nelle diverse tecniche ha un diverso tasso di crescita allontanandosi dal piano fisso. Stratigrafia, dunque, è il termine fisicamente corretto e non planigrafia nè tomografia, perché non di piani nè di tagli si tratta, ma della vera rappresentazione di uno strato tessutale. Quando nel 1962, un comitato di specialisti adottò in nomenclatura radiologica il termine ‘tomografia‘ al posto di ‘stratigrafia‘ e ‘planigrafia‘, il dottor Vallebona ebbe a dolersene molto, anche perchè questo termine era stato proposto dal suo maestro Aristide Busi nel 1930.
LA STRATIGRAFIA ASSIALE TRASVERSA
Alla stratigrafia del 1930, di cui gradualmente veniva riconosciuta la grande utilità clinica (la stratigrafia, si diceva, che avesse migliorato la diagnosi delle ‘caverne’ nella tubercolosi polmonare), seguì nel 1947 la stratigrafia assiale trasversa (S.A.T.). Quest’ultima, risolvendo il problema dello studio del corpo umano nella terza dimensione dello spazio, presentava al radiologo una nuova anatomia radiologica nel normale e nel patologico, fino allora non esaminabile in quella proiezione e che esigeva una profonda rinfrescata degli antichi studi universitari di Anatomia Topografica.
La nuova anatomia secondo piani trasversali rappresentò da quegli anni in poi un grande impegno culturale per i radiologi, che venivano così, inconsapevolmente, a prepararsi per affrontare le due grandi tecniche diagnostiche sviluppate negli anni ‘70: la “Tomografia Assiale Computerizzata” e la “Tomografia a Risonanza Magnetica“.
il declino della tecnica
È di quegli anni (cinquanta) la prima dimostrazione radiologica diretta del pancreas, realizzata in collaborazione fra Oliva e Macarini, allievi del Vallebona, e Sansone, della Clinica Pediatrica Universitaria. La ‘tomopancreatografia‘ si effettuava per mezzo dell’associazione: tomografia, insufflazione retroperitoneale e insufflazione gastrica; ed in seguito il metodo venne più ampiamente sviluppato nell’adulto da Oliva e Macarini.
Dopo il 1963 non si fecero più corsi perchè il metodo tomografico, ormai affermato e diffuso, continuò a progredire per l’opera di radiologi di diversi Paesi e venne più tardi a confrontarsi con le nuove tomografie degli anni ‘70-’80 ricordate più sopra (TCX e TCRM).
vedi:
- http://www.arrs.org/publications/HRS/diagnosis/RCI_D_c15.pdf
- http://www.aosp.bo.it/
rad2/Rad/Notes/ strati_trasv.htm - https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Vallebona
- “Fisica in Medicina” n. 2/2005 Aprile – Giugno (https://web.archive.org/web/20160304211917/http://www.fisicamedica.it/aifm/periodico/2005/2005_2_Fisica_in_Medicina.pdf)