LA NASCITA DELLA CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA: John Gibbon
Quando il chirurgo statunitense John Gibbon richiuse con successo un difetto del setto atriale in una ragazza diciannovenne, il 6Maggio 1953 presso il “Thomas Jefferson University Hospital” di Filadelfia, usando la sua macchina cuore-polmone, venne assicurata la fattibilità della chirurgia a cuore aperto come tecnica terapeutica.
L’ipotermia, con la riduzione del flusso, svolse certamente un ruolo importante nel dare l’avvio a questa era, ma i tempi ridotti imposti da tale metodica ne precludevano l’uso sulle anomalie cardiache più complicate, come la sostituzione valvolare o la rivascolarizzazione miocardica, giusto per menzionarne due.
“L’idea di Gibbon e la sua elaborazione sono ormai parte della galleria dei successi della mente umana, come l’invenzione dell’alfabeto fonetico, il telefono o una sinfonia di Mozart.
Non un Deus ex machina, ma una macchina di Dio”
Queste furono le parole di Eloesser nel suo ‘Milestones in Chest Surgery’.
John Gibbon e Signora
Per millenni l’uomo ha pensato che il cuore fosse un organo inaccessibile ed inviolabile. Lo stesso Aristotele, dopo averlo visto battere negli embrioni di diversi animali lo pose come sede dell’anima, il primo organo a vivere e l’ultimo a morire.
Il progresso della fisiologia del seicento e della chirurgia nell’ottocento mostrarono in realtà come le sue caratteristiche fossero diverse: non il centro dell’anima, ma il centro della circolazione, non un organo delicato, ma un muscolo inaspettatamente resistente.
Ovviamente la sua attività pose dei limiti alla chirurgia toracica e cardiovascolare per decenni: come aggirare le sue funzioni per il tempo dell’intervento chirurgico senza comprometterne l’integrità?
La macchina cuore-polmone artificiale permise di di escludere il cuore dalla circolazione pur consentendo la perfusione del restante organismo.
Nel 1912 il grande aviatore Lindberg aveva immaginato e concepito un cuore artificiale, ma solo la forte determinazione del dott. John H. Gibbon (1903-1973) portò a dei risultati concreti in questo settore a dispetto del sarcasmo, della derisione e del giudizio di riprovazione dei suoi colleghi.
CONTRO IL SARCASMO DEI COLLEGHI
L’idea di assistere la circolazione con un circuito di sangue extra-corporeo contenente un polmone artificiale venne al giovane chirurgo nel 1935, dopo una lunga veglia al capezzale di un malato colpito da embolia polmonare massiva.
Gibbon, aiutato dalla moglie Mary, progettò e fabbricò con le sue mani il primo apparecchio in grado di sostituire il lavoro del cuore e dei polmoni. La macchina realizzava un doppio pompaggio del cuore destro e sinistro grazie a due pompe a rullo che comprimevano a ritmo regolare e rapido dei tubi di plastica.
Gibbon disegnò un sistema di ossigenazione che simulasse quello dei polmoni utilizzando una griglia di acciaio inossidabile, piatta, capace di distribuire il sangue in un film leggero che poteva ricevere insufflazioni di ossigeno. Immaginò anche cannule ed aspiratori per il sangue versato nel corso degli interventi.
I PROGRESSI DI KIRKLIN SULLA TECNICA DI GIBBON
Dopo molte centinaia di cani operati, il primo tentativo nell’uomo fu fatto nel 1953 che risultò un fallimento, non causato dalla macchina, ma da un errore diagnostico. Dopo due mesi, esattamente il 6 maggio 1953, il successo giunse su una ragazza affetta da difetto interatriale; il suo cuore fu escluso dalla circolazione per circa mezz’ora sostituito dalla macchina cuore-polmone.
Gibbon mise in moto così il progresso in questo delicato settore della chirurgia, permettendo negli anni successivi al celebre chirurgo John Kirklin (5aprile 1917 – 21aprile 2004), della Mayo Clinic, di realizzare numerosi interventi a cuore aperto proprio grazie alla macchina ideata e realizzata da Gibbon e dalla sua moglie.
riferimenti:
- http://www.nature.com/nm/
journal/v9/n10/fig_tab/ nm937_F1.html?foxtrotcallba ck=true - “La Storia della Cardiologia“, di L.R. Angeletti e coll., 2002, pagg. 156-157
- “Mary H. Gibbon: Teamwork of the Heart” di Alexandra Columbus