La ‘Fabrica‘ della medicina scientifica
del dott. Carlo Pizzoni
La rivoluzione anatomica
La biografia di Andrea Vesalio è ben conosciuta; egli è stato un uomo al centro dell’attenzione, non solo fra i suoi contemporanei, ma anche tra tutti coloro che, nei secoli successivi, ne hanno apprezzato lo spirito innovatore. Risulta quindi assai difficile, per lo studioso contemporaneo, aggiungere qualcosa a quanto già riportato da Roth, Cushing e O’Malley.
Questo articolo si focalizzerà su alcuni aspetti della vita e dell’opera del grande fiammingo, ed in coda all’articolo verrà riportata una breve ma veridica biografia. Il contesto storico in cui Vesalio nasce e studia è quello rinascimentale, dove l’uomo cerca di liberarsi dei vecchi dogmi, di scoprire nuove terre, di evolversi in ogni campo. In ambito medico, la ricerca anatomica è fossilizzata, cristallizzata dai tempi di Galeno. Il grande fisiologo, che per primo spronava gli altri a studiare e sperimentare, proprio in virtù della sua statura culturale, ha impedito, per oltre mille e quattrocento anni, all’anatomia (e alla medicina) di evolvere. Fautrice di questo blocco evolutivo è la Chiesa. Le autorità cristiane erano infatti pienamente soddisfatte dai precetti ideologici di Galeno, impedendo, di fatto, ogni miglioramento pratico della medicina. Nel rinascimento vi fu la riscoperta dell’anatomia, da parte di un gruppo di studiosi, che cercavano di perfezionare la propria arte: pittori e scultori.
Cominciando con l’Università di Bologna nel 1405, seguita da quella di Padova nel 1429, l’introduzione della dissezione anatomica su cadavere umano, divenne obbligatoria durante il percorso di studio dei medici, che erano però i primi a non interessarsene. Era infatti ritenuta una pratica sterile, che non aveva nessun riscontro sul lavoro quotidiano. Ricordiamo che la chirurgia era ancora in mano ai barbieri o chirurghi minori, che l’imparavano sul campo.
LE LEZIONI DI ANATOMIA PRIMA DI VESALIO
Come si svolgessero le lezioni di anatomia, è ben descritto dall’incisione riportata nel “Fasciculus Medicinae” di Johannes da Ketham stampato a Venezia nel 1493.
In primo piano c’è il lettore, il professore di anatomia che recita a memoria (o legge) in latino, brani tratti da Avicenna, Galeno o Mondino dè Liuzzi. L’ostensore, o dimostratore, indica, con la bacchetta, le parti da sezionare, al settore. Il settore era generalmente un barbiere, o un chirurgo, comunque digiuno di latino e incapace di comprendere quel che diceva il professore. Quindi ben tre figure che cercano di far corrispondere, a volte con estrema difficoltà, il testo alla realtà anatomica.
LA ‘FABRICA‘ DI VESALIO
Analizziamo il frontespizio della prima edizione del “De Humani Corporis Fabrica” di Vesalio, del 1543. Le versioni più diffuse sono in bianco e nero. Sono state create delle copie colorata a mano per Carlo V ed altri notabili dell’epoca.
Il quadro è estremamente ricco di personaggi. Al di sopra del tavolo settorio c’è uno scheletro, che impugna una canna magistrale. Per Vesalio l’osteologia è la base dell’anatomia. Seguendo lo scheletro si eseguono perfette dissezioni. Sotto il tavolo due figure, che possono ricordare il dimostratore e il settore. Il dimostratore disarma il settore, gli toglie il coltello: nessun barbiere senza istruzione dovrà più eseguire dissezioni anatomiche. Al centro c’è Vesalio. Con lui, finalmente, il professore, il dimostratore e il settore convergono in un’unica figura. Solo con la pratica si può comprendere la realtà anatomica, per poi divulgarla. Mentre prima era il libro a fare l’anatomia, con il dimostratore incaricato di correggere le discrepanze fra il testo galenico e la carne morta, ora, con Vesalio, è il cadavere che si fa testo. L’anatomia umana viene indagata senza le catene di un passato secolare.
ROMPENDO LE CATENE DELLA TRADIZIONE
Senza più barriere fra la realtà, verificabile con gli occhi, e le errate basi teoriche. Con la riproducibilità fra i vari dissettori, nasce la vera scienza anatomica, alla base della medicina moderna. Sulla destra c’è un uomo barbuto, con vesti classiche, verosimilmente Galeno, che sezionando gli animali (il cane in fondo a destra e la scimmia poco più in alto, sulla sinistra) ha commesso più di duecento errori emendati da Vesalio. Il frontespizio della Fabrica è attribuibile a Calcar (Joannes Stephanus Calcarensis), un fiammingo che Vesalio avrebbe conosciuto a Venezia, prima di trasferirsi a Padova. Amico del Vasari (che gli attribuisce tutti i disegni della Fabrica, anche se è poco probabile che da solo abbia creato tutte le tavole del libro, più probabilmente le incise insieme ai propri allievi), sarebbe nato a Calcar intorno al 1500. Allievo di Tiziano, sarebbe morto a Napoli tra il 1547 e il 1550.
una rivoluzione tecnica
Il libro stesso rappresenta una rivoluzione tecnica, grazie all’impiego massiccio della xilografia. La Fabrica è un creazione grafica eccezionale, un’opera in folio di 663 pagine con oltre 300 illustrazioni. Fedele al motto “un immagine vale più di mille parole”, il libro di Vesalio è un monumento all’iconografia anatomica. Bisogna riflettere sul connubio fra immagini e testo. Il latino di Vesalio è scorrevole, pensato per gli studenti, ma le immagini della Fabrica sono capolavori dell’arte grafica alla portata di tutti. Certamente Calcar (e gli altri collaboratori) non hanno la mano di Leonardo. Probabilmente la prematura scomparsa di Marc’Antonio Della Torre (1478-1511), l’anatomista veronese che doveva coadiuvare il genio di Vinci nella stesura del suo trattato anatomico, ha rimandato la nascita della medicina scientifica di oltre trenta anni. Il trattato di anatomia pensato da Leonardo non vedrà mai la luce (il Professor Adalberto Pazzini (1898-1975) et al., nel 1962, a cura dell’Istituto di Storia della Medicina dell’Università di Roma, ha pubblicato un’opera in tre volumi : “Il trattato della anatomia / Leonardo da Vinci”, 250 copie numerate).
La morte di Enrico II
Siamo nel 1559. Vesalio era già passato al servizio del successore di Carlo V (che ha abdicato nel 1556, in favore del proprio figlio), Filippo II.
Durante un torneo di cavalieri, il re di Francia, Enrico II viene ferito all’occhio destro. La lancia da giostra dell’avversario, il conte di Montgomery, si è rotta ed un frammento di legno è penetrato nell’orbita destra del sovrano.
Le condizioni di Enrico II appaiono subito gravi. Al suo capezzale accorrono medici di tutte le corti europee, fra cui i due maggiori chirurghi dell’epoca: Vesalio e Ambroise Parè (che era il chirurgo ordinario di Enrico II). Vesalio come chirurgo non è un innovatore, ad esempio continua a cauterizzare le ferite, al posto di legare i vasi recisi.
VESALIO E PARè
Di tutt’altra pasta il Parè, che sarà l’artefice della rinascita della chirurgia.
Una raccolta degli insegnamenti chirurgici di Vesalio è uscita postuma a cura di Boerhaave (“A. Vesalio, Opera omnia anatomica et chirurgica“, a cura di Hermanni Boerhaave et Bernhardi Siegfried Albinus in due tomi, Lugduni Batavorum, 1725).
Vesalio e Parè non riusciranno a salvare il Re, anche se le tenteranno tutte. Per simulare la dinamica dell’incidente e studiarne gli effetti, utilizzeranno teste di condannati a morte, sulla cui orbita riprodurranno il trauma, per poi farne anatomia.
L’autopsia di Enrico II, eseguita da Vesalio e Parè, rivelerà la presenza di una raccolta di pus (empiema) subdurale; quindi o dei microscopici frammenti di legno erano comunque riusciti a penetrare la dura madre, oppure l’infezione proveniva dell’orbita destra, per via retrograda. Trovarono anche un accumulo di sangue, probabilmente da contraccolpo. Alla luce delle conoscenze odierne, Enrico II morì in seguito a un’infezione periorbitaria, da ritenzione di corpi estranei, complicata da un empiema, in associazione ad un ematoma interemisferico post-traumatico.
La presenza di due menti così brillanti nello stesso luogo, pur essendo carica di prospettive, non portò a nessuna successiva collaborazione.
Vesalio a Pisa
Nel 1544 Vesalio è a Pisa, dove si ferma per circa sole tre settimane, rifiutando l’offerta di Cosimo I de’ Medici che vuole affidargli l’insegnamento di anatomia, avendo già accettato l’incarico imperiale. Durante la permanenza a Pisa conduce un’autopsia sul corpo dell’insigne giurista senese Marcantonio Bellarmati, lettore di diritto civile nel nuovo Studio di Pisa, morto improvvisamente il 10 febbraio del 1544. Vesalio durante l’autopsia trova sangue libero in addome, che attribuisce alla rottura della vena porta. Andrea non fu solo il più grande anatomista della sua epoca, fu anche un ottimo medico e un valente chirurgo, fu il primo a diagnosticare un aneurisma dissecante dell’aorta in un uomo vivo, poi confermato del reperto autoptico. È questa sua tendenza a correlare il dato anatomico con la clinica e le cause di morte, che troviamo allo stadio embrionale, sia nella Fabrica che nel caso del decesso di Enrico II, a far pensare che Vesalio, rinunciando alla corte e proseguendo la carriera accademica, probabilmente avrebbe fatto compiere alla Medicina un balzo in avanti ancora più grande. Bisognerà invece aspettare il 1761 con la pubblicazione del “De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis” di Morgagni.
Biografia essenziale
Andrea nacque a Bruxelles il 31 dicembre 1514, da Andreas Wijtin van Wesel e Isabelle Crabbe, in una famiglia di medici e farmacisti. Il padre era il farmacista di Carlo V, originario di Wesel, una cittadina nel ducato di Kleve in Germania; in seguito emigrò a Nimega (la più antica città olandese) dove prese il cognome van Wesel dalla sua città d’origine.
Fin da piccolo Andrea iniziò a sezionare piccoli animali selvatici, ma anche cani e gatti. Dopo aver ricevuto la prima formazione a Bruxelles, a quindici anni Andrea si iscrive all’Università di Lovanio, dove tre anni dopo diventa dottore in lettere. A questo punto della sua vita è probabile che abbia sentito la spinta di entrare a corte come suo padre. Decide però di seguire i suoi interessi precoci per l’anatomia comparata, quindi scartati gli studi di farmacia, nell’agosto del 1533 si reca a Parigi per studiare medicina. La Facoltà di Medicina di Parigi del tempo è una roccaforte del galenismo.
VESALIO A PARIGI
I professori di Vesalio saranno Jacques Dubois (1478-1555), detto Sylvius (da non confondere con lo scopritore dell’acquedotto omonimo: Franz de le Boë) e Johannes Guenther von Andernach (1505-1574), detto Guinterio. Guinterio conosce bene sia il latino che il greco, ed è in grado di tradurre perfettamente i testi galenici. Purtroppo, come gli rimprovererà Vesalio, il coltello lo usa solo nella sala da pranzo e non sul tavolo settorio; dunque non è quindi in grado di verificare la correttezza di quanto legge. Pur non eseguendo personalmente le dissezioni, Guinterio consentiva ad alcuni studenti di dissezionare i cadaveri al posto degli usuali settori. Vesalio ha quindi la possibilità di iniziare a praticare personalmente sezioni autoptiche su cadaveri umani. Non trovando una completa corrispondenza tra i testi e quello che constata direttamente, egli inizia a dubitare dell’esattezza della anatomia galenica.
L’AUTORITà VACILLA
Successivamente egli comprenderà che Galeno ha lavorato principalmente su animali: scimmie, maiali e cani. Durante il soggiorno a Parigi collaborò con Guinterio alla stesura del libro “Anatomicarum institutionum, secundum Galeni sententiam“, un trattato per gli studenti, nato dalla traduzione, con alcune correzioni, del testo “Sulle procedure anatomiche” di Galeno.
Durante il soggiorno parigino, Vesalio, che non si accontenta delle dissezioni accademiche, viene spesso accompagnato da altri studenti, nella ricerca instancabile di ossa umane. Sono descritte sue incursioni al cimitero degli Innocenti e alla collina di Montfaucon, dove i criminali giustiziati nei vari quartieri di Parigi, venivano appesi a delle travi come monito alla popolazione, fino alla decomposizione, per essere successivamente tumulati nell’apposita cripta.
IL RITORNO A LOVANIO
Nel luglio del 1536 ci fu la ripresa delle ostilità fra il re di Francia, Enrico II e l’imperatore Carlo V. Andrea la cui famiglia era al servizio dell’impero, fu costretto a lasciare Parigi prima del titolo. Andrea otterrà a Lovanio, nelle Fiandre, il titolo di Baccelliere in Medicina, con una dissertazione sul nono libro del medico persiano Rhazes, siamo nel 1537. Il posto di assistente di Gunterio, quando Vesalio lasciò Parigi, fu poi occupato da Miguel Serveto (1511-1553), che scoprì la piccola circolazione.
Nell’autunno del 1537 Andrea decide di continuare i propri studi a Padova, dove nel dicembre dello stesso anno, superate le prove del dottorato abilitante, riceve la nomina di professore di chirurgia con l’obbligo di lettore di anatomia. A Padova, Andrea trova l’ambiente ideale per migliorare la propria tecnica settoria grazie al podestà Marc’Antonio Contarini (1485-1546), che gli permette di utilizzare i cadaveri dei giustiziati.
L’ARRIVO A PADOVA
Nel 1538 Vesalio pubblica le “Tabulae anatomicae sex“, sei tavole anatomiche frutto dell’attività settoria svolta, che avrebbero condotto alla Fabrica. L’opera è costituita da sei tavole xilografiche 50 x 35 cm: tre sono disegni dello scheletro opera del pittore fiammingo Calcar, le altre sono disegnate dallo stesso Vesalio e rappresentano il sistema venoso, arterioso e quello della vena porta. Le Tabulae sono un’opera di transizione. Vesalio continua ad adattare l’anatomia reale ai testi galenici (ne sono un esempio il fegato a cinque lobi e la rete mirabile, una rete di capillari sanguigni alla base del cervello, inesistenti nell’uomo), ma si convince sempre di più che Galeno non aveva mai effettuato dissezioni su cadaveri umani e che la sua anatomia si fonda su dissezioni di animali. Vesalio durante le sue lezioni e dissezioni (che tenne anche a Bologna nel 1540) incominciò a far rilevare gli errori dell’anatomia galenica. Secondo Andrea il messaggio più valido che Ippocrate e Galeno avevano lasciato ai posteri, era quello che accettare ciò che si può accertare con i propri sensi, è la strada più sicura verso la verità. I fatti erano davanti agli occhi di tutti: l’anatomia galenica era palesemente infarcita di errori derivati dal voler applicare i reperti animali (financo antropomorfi) all’uomo. I veri umanisti, secondo Vesalio, non erano quelli che accettavano passivamente gli scritti greci, ma quelli che comprendevano il reale contenuto del loro messaggio.
verso Il ‘De Humani Corporis Fabrica’
La convinzione di essere nel giusto spingerà Andrea a elaborare un’opera che descriva, in maniera dettagliata, ogni parte del corpo umano; questo proposito, insieme alla volontà di emergere e di essere assunto presso la corte imperiale, seguendo l’esempio paterno, sono all’origine del ‘De Humani Corporis Fabrica‘, che verrà pubblicato nel 1543. L’opera viene terminata a Basilea nell’agosto del 1542, luogo ove Andrea si reca lasciando Padova, per discutere insieme al collega (allievo di Paracelso) umanista e stampatore Johann Herbst (detto Oporinus, dal nome grecizzato Herbst, che in tedesco significa autunno: ὀπώρα), i dettagli dell’opera e sovraintenderne la stampa. La coordinazione della pubblicazione della Fabrica, non impediranno ad Andrea di praticare una dissezione anche a Basilea, dove preparò uno scheletro, ancora conservato presso il museo anatomico universitario. L’anno della pubblicazione della Fabrica è ritenuto un punto di cambiamento radicale nella storia della Medicina. La Fabrica viene considerata il manifesto del nuovo metodo d’indagine anatomica, il fondamento teorico e pratico della medicina scientifica. Dedicata all’imperatore Carlo V, la Fabrica mette subito in crisi la tradizione medica antica e compie velocemente il giro delle università e delle corti europee.
UN NUOVO METODO
Nella Fabrica viene utilizzato un metodo rappresentativo di tipo analitico: le differenti parti del corpo sono rappresentate separate tra loro e vengono analizzate nel dettaglio. Le illustrazioni mostrano le parti del corpo così come esse si presentano agli occhi di chi pratica la dissezione. L’anatomia vesaliana ha il proprio fondamento nella dissezione dei corpi umani. Le illustrazioni mostrano quello che l’anatomista vede realmente durante la dissezione. Vesalio realizza, per la prima volta, la descrizione scientifica del reperto anatomico, metodo cardine della scienza moderna. In un libro come la Fabrica è difficile attribuire il valore esatto del contributo al successo dell’opera, fra l’anatomista e l’illustratore (o illustratori). Entrambi hanno lavorato al meglio delle proprie capacità. Però l’anatomia è in debito con l’arte, che nel Rinascimento promuove lo studio dei corpi e permette una descrizione reale, scientifica, dei reperti rilevati al tavolo settorio.
La prefazione della Fabrica è una presentazione dell’opera a Carlo V d’Asburgo; Andrea esprime la sua opinione sulla Medicina del suo tempo: questa si trova in uno stadio di decadenza perché i medici non eseguono le dissezioni, le loro conoscenze anatomiche derivano soltanto dai testi di derivazione galenica.
LA ‘FABRICA‘
Immagini dello scheletro umano tratte dalla ‘Fabrica’ di Andrea Vesalio. |
Il ‘De Humani Corporis Fabrica‘ di Andrea Vesalio è diviso in sette libri.
Il primo libro è dedicato all’osteologia e artrologia. Più Volte Vesalio ha insistito sulla conoscenza approfondita dello scheletro umano. Gli incisori hanno raffigurato tre splendidi scheletri, che hanno ispirato, con la loro incredibile espressività, anche poesie.
Nel secondo libro Andrea tratta la miologia, illustrandola con i famosi scorticati. Corpi con i muscoli esposti vengono gradualmente liberati dei vari piani muscolari, fino a tornare scheletri.
Nel terzo libro viene illustrato il sistema vascolare. Nel quarto libro vengono illustrati i nervi cranici, il midollo spinale e il sistema nervoso periferico. Il quinto libro si occupa degli apparati digerente ed urogenitale. Il sesto libro è dedicato agli organi toracici, in primis cuore e polmoni. Vesalio non riesce ad individuare i “pori interventricolari”, ma concettualmente non riuscirà mai a superare questo fondamento dell’anatomo-fisiologia galenica.
Nel settimo libro, infine, sono descritti ed illustrati il cervello e gli organi di senso. Vesalio distingue la sostanza bianca dalla grigia e scopre nuove strutture come: il nucleo caudato, il corpo calloso, il setto pellucido. Moderna è la concezione vesaliana della retina, costituita dalla stessa sostanza del nervo ottico e quindi un vero e proprio prolungamento dell’encefalo.
L’EPITOME
Nello stesso anno di pubblicazione della “Fabrica“, Vesalio, sempre a Basilea, presso lo stesso stampatore, pubblica l’Epitome, un riassunto in sei capitoli.
Alla prima versione in latino, segue, nello stesso anno, una traduzione in tedesco: “Von des Menschen Cörpers Anatomey“. Questo è un compendio di anatomia destinato sia agli studenti, come guida alla “Fabrica“, che ai barbieri e chirurghi, che non conoscono il latino, ma possono apprendere le nozioni anatomiche in tedesco. Il compendio è costituito da dodici pagine di testo e da undici grandi tavole con relativa descrizione, tutte, salvo una, appositamente ridisegnate; il frontespizio e il ritratto dell’autore con l’indicazione dell’età e dell’anno, sono quelli già utilizzati per la “Fabrica“. Oltre alle figure anatomiche tra cui scheletri, scorticati, vi sono due splendidi nudi (detti Adamo ed Eva) e diversi disegni di organi isolati.
VESALIO IERI ED OGGI
Le matrici lignee con le incisioni della” Fabrica” sono state ritrovate nel 1932 nella Biblioteca universitaria di Monaco di Baviera. Nel 1934 l’Accademia di Medicina di New York e la Biblioteca universitaria di Monaco hanno fatto ristampare con questi blocchi, 228 illustrazioni della “Fabrica” e dell’Epitome, pubblicandoli con il titolo: “Andreae Vesalii Bruxellensis Icones anatomicae”. Le matrici sono state distrutte nei bombardamenti di Monaco durante la Seconda guerra mondiale.
Anche oggi, nel 2020, nell’epoca della “Evidence Based Medicine”, è difficile, in ambito sia internistico che chirurgico, far accettare immediatamente i nuovi risultati applicativi della ricerca, figuriamoci nel 1543. Vesalio fu attaccato aspramente e brutalmente da tutti i galenisti, ivi compreso il suo vecchio maestro Sylvius, che giocando sull’assonanza Vesalio/Vesanus, lo definirà un pazzo. Amareggiato dalle critiche, Vesalio brucia i suoi manoscritti.
I CONFLITTI CON I COLLEGHI
Nell’ agosto del 1543 si reca a Magonza per presentare la “Fabrica” all’imperatore Carlo V. Questi apprezza l’opera e propone ad Andrea (non ancora trentenne) l’incarico di medico personale presso la corte imperiale, ciò che probabilmente rappresentava il suo obiettivo.
Alla fine del 1543 torna per un breve periodo a Padova dove viene accolto male, subendo le critiche di Realdo Colombo, il suo successore alla cattedra d’anatomia. Lascia Padova all’inizio del 1544 per spostarsi a Bologna e poi a Pisa.
Vesalio fra la fine del 1544 e gli inizi del 1545 sposò la figlia di un ricco consigliere di Bruxelles, Anne van Hamme (1525-1572), da cui ebbe una figlia, Anna. La vita di corte, con la necessità di spostarsi continuamente, limitò nettamente l’attività scientifica di Vesalio.
Nel 1546 esce l’Epistola sulla china.
TRA LA VITA DI CORTE E L’ATTIVITà SCIENTIFICO-LETTERARIA
Nel 1555 trova il tempo per far stampare la seconda edizione della “Fabrica“.
Nel 1564 Vesalio pubblica l’Anatomicarum observationum examen, scritto in difesa del suo allievo Gabriele Falloppio (1523-1562) successore di Realdo Colombo alla cattedra di anatomia a Padova. Nel 1559 Filippo II lascia Bruxelles per tornare in Spagna. Vesalio deve accompagnarlo portando con sé la moglie e la figlia.
A Madrid riesce a crearsi una certa fama, anche per aver curato il figlio dell’imperatore Don Carlos, ma il suo ruolo al palazzo reale si fa gradualmente meno importante, per la gelosia e l’invidia dei medici spagnoli. Nel mese di aprile del 1564 manda moglie e figlia a Bruxelles e parte in pellegrinaggio per la Terra Santa, passando da Genova e Venezia.
IL VIAGGIO IN TERRA SANTA
Le ragioni della partenza sono ancora ignote; secondo alcuni autori era stato condannato a morte dal tribunale dell’Inquisizione per aver sezionato un uomo in morte apparente. In seguito sarebbe riuscito a farsi commutare la pena nell’obbligo di un pellegrinaggio in Terra Santa, grazie all’intervento di Filippo II. Secondo altri autori, Vesalio, gravemente ammalato, avrebbe fatto il voto di un pellegrinaggio in caso di guarigione.
Al momento non sono ancora stati ritrovati documenti inerenti sia il processo che la condanna. E’ certo però che Vesalio non sopportava più il clima ostile della corte spagnola, e verosimilmente, voleva ricominciare l’attività accademica. La tappa veneziana gli diede la possibilità di riprendere i contatti con i responsabili dell’Università di Padova, dove la cattedra di anatomia era vacante dalla morte di Falloppio (sarà poi occupata l’anno successivo da Girolamo Fabrici d’Acquapendente).
UN VIAGGIO SENZA RITORNO
Da Venezia Vesalio si imbarca per Cipro, raggiunto il quale viene a conoscenza che il Senato della Repubblica di Venezia gli ha riassegnato la cattedra d’anatomia di Padova.
Giunto a Gerusalemme, dopo aver svolto una missione diplomatica per conto dell’Imperatore, si imbarca a Jaffa su una nave di pellegrini, provenienti da Norimberga, diretta a Venezia. Purtroppo nel viaggio di ritorno la nave incappò in una tempesta che la mandò fuori rotta. Nella nave alla deriva, si cominciò presto a soffrire per la scarsità di viveri e acqua potabile, i morti venivano gettati in mare. Si diffusero le malattie infettivo/carenziali e anche Vesalio si ammalò.
Finalmente i pellegrini raggiungono l’isola di Zante, nel Peloponneso, dove però Andrea muore il 15 ottobre del 1564.
Bibliografia essenziale:
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- Premuda L.: ”Andrea Vesalio e i suoi immediati predecessori; il tizianismo nel disegno anatomico: De Humani Corporis Fabrica”, in Storia dell’iconografia anatomica, Aldo Martello Editore, 91-132, 1957.
- Roth M.: “Andreas Vesalius Bruxellensis”, Rèimer, 1892 (in lingua tedesca, esistono molte ristampe anastatiche in commercio).
- Vesalius A.:”de Humani corporis fabrica. Libri septem”, ex officina Ioannis Oporini, 1543 (disponibile in PDF su: http://www.misinta.it/biblioteca-digitale-misinta-2/libri-del-1500/1543-vesalii-andreae-de-humani-corporis-fabrica-2/).
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