La Chimica in Giappone: Lezioni dal Passato
di Hitoshi Ohtaki
Questo articolo rivede brevemente lo sviluppo della scienza e della tecnologia in Asia, principalmente in Giappone. Esso analizza il perché la scienza e la tecnologia in Giappone riuscirono a svilupparsi dopo il catastrofico dramma della Seconda Guerra Mondiale. Da quando questo articolo è stato letto alla “Nona Conferenza Euroasiatica sulle Scienze Chimiche”, si è creata una certa attenzione nella relazione tra le nazioni asiatiche e quelle occidentali.
Testo Originale sul sito iupac.org
L’Articolo
Centocinquanta anni fa, il Giappone era una nazione sottosviluppata dal punto di vista scientifico e tecnologico, sebbene in quel periodo il matematico Kowa Seki e il fisico Gennai Hiriga riuscissero a dare importanti contributi nei loro campi. Il Giappone era rimasto isolato dalle altre nazioni per 300 anni durante il Periodo Tokugawa fino all’Era Meiji, che iniziò nel 1852. Durante questo periodo, il Giappone non ebbe praticamente nessuna relazione con l’Europa e l’America sia dal punto di vista scientifico che tecnologico e culturale. D’altra parte, la caratteristica cultura giapponese iniziava a fiorire proprio in questo periodo.
Le altre nazioni asiatiche, che erano allora controllate da protettorati esteri, avevano uno sviluppo tecnologico più avanzato rispetto al Giappone. Comunque, nella maggior parte dei casi, la scienza e la tecnologia erano ad esclusivo appannaggio dei Protettorati, e le popolazioni native venivano escluse da qualunque beneficio.
Le Moderne Scienze Chimiche in Giappone
Molti progressi tecnologici avvennero in Asia prima dell’avvento della moderna chimica. Per esempio, la polvere pirica viene utilizzata per la prima volta in Cina nel VII secolo – molto prima che la sua produzione non iniziasse in Europa nel XIII secolo. Ulteriori passi in avanti riguardanti la polvere pirica furono fatti da Masachika Shimose (1859-1911), il quale usò l’acido picrico al posto della nitrocellulosa. Questo progresso viene considerato un aiuto per la “Flotta Combinata Giapponese”, comandata dal Generale Togo, nel battere la “Flotta Baltica della Russia” in una battaglia navale nel mar del Giappone alla fine della guerra russo-giapponese.
Un periodo di modernizzazione
Una ricerca sistematica nell’ambito delle scienze chimiche giapponesi prese avvio con Yoan Udagawa (1798-1846), il quale venne influenzato dai libri di Antoine Laurent Lavoisier. Nel 1837, egli pubblicò il primo testo di chimica giapponese che fu intitolato “Seimi Kaiso” o “Introduzione alla Chimica” (“Seimi” deriva dalla pronuncia olandese del termine chimica).
Lo stato di isolamento del Giappone iniziò all’inizio del XVII secolo e terminò nel 1854. Nel 1853, quattro “Black Ships”, dirette dal Commodoro statunitense Mattew C. Perry (1794-1858) visitarono Uraga, una piccola città vicino a Yokohama. La forza militare preponderante del Commodoro Perry gli permise di negoziare un trattato che permetteva agli Americani di commerciare in Giappone, chiudendo un periodo di 200 anni in cui il commercio in Giappone era permesso solo agli Olandesi, ai Cinesi e pochi altri. L’anno seguente, alla Convenzione di Kanagawa, Perry ritornò con sette navi e forzò lo “shogun” per firmare il “Trattato di Pace e Amicizia”, che stabiliva formali relazioni diplomatiche tra il Giappone e gli Stati Uniti.
Maestri Stranieri per la Scienza e la Tecnologia
Nel 1867, subito dopo la fine del Periodo Tokugawa (Era Edo), iniziò un nuova gestione del potere sotto l’imperatore Meji. Durante questo periodo, il governo lanciò una campagna di modernizzazione della nazione e portò quella giapponese ai livelli della cultura europea, soprattutto nelle aree della scienza e della tecnologia. Come parte di questo sforzo, il governo invitò circa 3.000 professore stranieri in varie parti del Giappone. Gli stipendi mensili erano comparati a quelli dei ministri del governo. Nel 1868 venne costituita la prima Università Giapponese: L’Università Imperiale di Tokyo.
Testi di Scienza e Tecnologia in lingua giapponese
Testi di chimica furono introdotti a Nagasaki da dottori olandesi, tedeschi e francesi. Alcuni di questi furono tradotti in giapponese. Nel 1861, Komin Kawamoto (1810-1871) pubblicò “Kagaku Shinsho” (“Nuova Chimica”), che è una traduzione in giapponese del “The School of Chemistry” (1846), scritto dal tedesco J.A. Stockhardt, che era stato tradotto in un libro olandese nel 1850 da J.W. Genning come “Inorganic and Organic Chemistry”. Teizo Kono (1817-1871) pubblicò 14 volumi di “Seimi Binran“ (“Manuale di Chimica”) nel 1856.
Studenti di materie scientifiche all’Estero
Durante il periodo Meiji, molti studenti furono inviati nelle nazioni europee per prepararsi nelle diverse materie scientifiche. L’investimento giapponese in queste attività educative ammontò a circa un terzo del budget totale del Ministero dell’Educazione. Comunque, l’investimento fruttò e numerosi studenti divennero leader scientifici nelle Ere Meiji (1868-1912) e Taisho (1912-1926). Tra costoro vi era Nagayoshi Nagai (1845-1922) che studiò chimica nel laboratorio di A.W. Hofmann (1819-1922) all’Università di Berlino e scoprì l’efedrina nel 1885.
Tra questi studenti vi era anche Joji Sakurai (1858-1938), che si trasferì a Londra nel 1878 per studiare chimica sotto A.M. Williams (1824-1904). Quando ritornò in Giappone nel 1881, egli venne subito nominato docente e subito dopo professore nell’Università Imperiale di Tokyo. I suoi contributi allo sviluppo della chimica, specialmente la sua leadership come presidente della Società Giapponese di Chimica, che venne costituita nel 1878, e come presidente dell’Accademia Giapponese (costituita nel 1879), sono notevoli.
Kikunae Ikeda (1864-1936) si interessò alla chimica fisica, uno nuovo campo della chimica che ebbe una rapida ascesa, in Europa, e studiò le reazioni cinetiche e le reazioni catalitiche nel laboratorio di F.W. Ostwald (1853-1932) dell’Università di Lipsia, in Germania, dal 1899 al 1901. Ikeda divenne un professore di chimica fisica dell’Università Imperiale di Tokyo, ma è molto meglio conosciuto come lo scopritore dell’acido glutamico, che egli estrasse da un’alga marina, e come inventore del condimento “Aji-no-Moto” o glutamato di sodio.
Nel 1900, dopo aver ricevuto la sua laurea da parte della Facoltà di Agraria dell’Università di Tokyo ed essere nominato professore associato, Umetaro Suzuki (1874-1943) andò all’ETH (NDT: “Eidgenössische Technische Hochschule“, cioè Istituto Tecnico Federale Svizzero) di Zurigo per lavorare con E. A. Schlze. In seguito, egli lavorò nel laboratorio di E. Fischer (1852-1910) dell’Università di Berlino dal 1901 al 1906. Dopo questo periodo, egli venne nominato professore di Agraria presso l’Istituto Superiore di Morioka. Le sue osservazioni sui disturbi del sistema nervoso delle galline nel beriberi portarono alla scoperta nel 1910 dell’orizanina (vitamina B1), che è un estratto della crusca di riso. (NDT: L’orizanina venne in seguito venne ridefinita nel 1935 con il termine “tiamina” da Robert R. Williams che ne determinò la composizione chimica e ne riportò la sintesi – come riportato su wikipedia)
Dopo la Seconda Guerra Mondiale
Dopo che gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, il danno fu così catastrofico che quasi tutte le scuole e le università del Giappone chiusero. Comunque, con il supporto del governo statunitense e delle organizzazioni non governative, tali istituti riuscirono a riaprire. Questo tipo di supporto fu esteso agli studi scientifici. Una delle organizzazioni statunitensi più note era la Fulbright Foundation, che aiutò molti scienziati giovani e di mezza età a studiare negli USA. Prima della Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte degli scienziati giapponesi che aveva studiato all’Estero si era trasferita in Europa. Dopo questo conflitto bellico, probabilmente oltre l’80% dei ricercatori giapponesi andò negli USA a studiare materie scientifiche e tecnologiche.
Nel 1955, le condizioni dell’economia giapponese erano così disastrose che lo stipendio di un professore associato universitario dell’età di circa trent’anni era di soli 30 dollari statunitensi. Il veloce recupero che l’economia giapponese riuscì ad ottenere entro gli anni settanta fu supportato dallo sviluppo scientifico e tecnologico.
Più recentemente, il governo giapponese ha continuato a comprendere l’importanza della ricerca di base, delle scienze applicate e della tecnologia. I fondi per la promozione della ricerca scientifica hanno raggiunto i 188 miliardi di yen (1,65 miliardi di dollari statunitensi) nel 2005. Comunque, nonostante l’incremento del budget totale governativo, i fondi per la ricerca si sono ridotti negli ultimi anni.
Ultimamente, la politica del governo giapponese si è spostata in favore della ricerca scientifica e delle applicazioni che hanno un uso industriale. Il sistema universitario è stato trasformato e le università pubbliche sono state convertite in corporazioni indipendenti. I risultati di tali cambiamenti si vedranno nell’arco di una decade.
Nonostante tali recenti sviluppi, una delle lezioni dei successi economici e tecnologici del Giappone nella seconda parte del XX secolo è che gli investimenti in educazione e ricerca fatti oltre 100 anni fa – all’inizio del periodo della modernizzazione – continuano a dare frutti ancora oggi. Il supporto finanziario verso la ricerca è essenziale per lo sviluppo della scienza e della tecnologia, che possono essere applicate al mondo dell’industria. Le nazioni non dovrebbero essere miopi riguardo agli investimenti a lungo termine verso la scienza e la tecnologia.
Curiosando nel Futuro
Vi sono diversi modi con cui lo stato attuale della ricerca chimica giapponese può essere migliorato. Per prima cosa, gli scienziati giapponesi sono visti ai congressi internazionali in una maniera che può essere riassunta nelle tre esse: Sorriso, Silenzio e Sonno. Il giapponese deve dire addio a queste tre esse. Dunque, l’autore di questo articolo propone tre nuove esse: Spirito, Scopo e Sincerità ad essere membri attivi nei meeting delle società internazionali.
Si è detto che il XXI secolo è il secolo dell’Asia. Questo riconoscimento ha subito in parte una battuta d’arresto per la crisi economica che è avvenuta in Giappone nel 1997, ma la recente crescita economica di Cina, India e Malaysia, è un risultato rimarchevole. Dal 1990, Corea e Singapore non sono più nazioni in via di sviluppo ma veri e propri leader economici asiatici.
Le relazioni tra molte nazioni asiatiche sono state rafforzate dalla cooperazione economica e dalle discussioni scientifiche in diverse conferenze internazionali. Il Concilio Scientifico dell’Asia intende svolgere un ruolo guida nelle sviluppo delle scienze sociali e naturali fondamentali e della tecnologia attraverso discussioni e meeting internazionali. La Conferenza Euroasiatica delle Scienze Chimiche e il Congresso Chimico Asiatico, entrambi organizzati dalla Federazione delle Società Chimiche Asiatiche , sono altri esempi di sostegno alle scienze chimiche in Asia.
La Cooperazione tra le nazioni asiatiche ed europee, e gli USA, è essenziale per costruire il Secolo Asiatico. La Conferenza Euroasiatica ha aiutato a sviluppare il sogno dello sviluppo delle scienze chimiche in Asia attraverso la stretta cooperazione delle nazioni europee.
Riconoscimenti
L’autore intende ringraziare il Prof. Tetsuo Shiba (2) e il Prof. Akio Yamamoto (3) che hanno descritto la storia della chimica in Giappone negli Archivi di Chimica, pubblicati dalla Società Chimica Giapponese. Molte descrizioni e fotografie del libro sono citati in questo articolo recensorio. L’articolo fa riferimento anche alla “History of Solution Chemistry of Japan” (4).
Bibliografia:
(1) H. Ohtaki, Chemistry International, 24, No. 2, 11 (2002).
(2) T. Shiba, Chemical Archives, Chemical Society of Japan, Tokyo, Japan, 4 (2002).
(3) A. Yamamoto, Chemical Archives, Chemical Society of Japan, Tokyo, Japan, 43 (2002).
(4) H. Ohtaki, J. Solution Chem., 33, 575 (2004).
La versione completa di questo articolo è inclusa nei Proceedings of the 9th Eurasia Conference of Chemical Sciences, pubblicata da Springer-Verlag, con il titolo “Innovations in Chemical Biology.” (Vedi conference report in Mar-Apr 2007 CI, p. 24.)
Note biografiche dell’autore:
Hitoshi Ohatki è morto il 5 Novembre 2006, pochi giorni dopo aver sottoposto questo articolo a CI.
Ohtaki era professore nel Dipartimento di Chimica Applicata della Facoltà di Scienze e Ingegneria alla Ritsumeikan University, Kusatsu, Giappone.
Traduzione in Italiano da parte del dott. Concetto De Luca (20/11/2008)