LA STORIA DI DUE GEMELLI MONOCORIALI
“Ma un disegno fedele, al quale si domanda soltanto ciò che egli può dare, ossia le forme, i colori, i rapporti, le dimensioni e anche i dettagli di tessuto aumentati di volume da strumenti ottici; un disegno fedele ed eterno come la natura, al sicuro dalle incertezze dei sistemi, riproduce incessantemente la stessa immagine. Ad alcuni richiama ciò che da essi fu visto, ad altri insegna ciò che a loro era ignoto; dispensa da lunghe e fastidiose letture, e lascia allo spirito durevoli non che profonde impressioni. …
Che ben altrimenti, a vero dire, vanno le cose in Anatomia Patologica, di quel che vadano nella Fisiologica. In questa infatti l’osservatore contempla a piacere gli organi e riproduce a volontà gli stessi oggetti: ciò che non ha visto la prima volta, può esser da lui osservato la seconda, la terza, la ventesima; ed ecco perchè l’Anatomia degli organi sani ha potuto avanzare a passo gigantesco verso lo stato di perfezione in cui la vediamo oggigiorno. In Anatomia Patologica al contrario un’occasione perduta non si ritroverà forse più; che niente eguaglia la mobilità del quadro che cade sotto gli occhi dell’osservatore. Se egli non si affretta a fissarne i fuggevoli tratti, se non li imprime nella sua mente in modo da poter rappresentarseli al bisogno, e cosi apprezzare l’analogia dei fatti, e risvegliare nel suo spirito le stesse sensazioni, le stesse idee che l’occupavano nel momento che egli osservava, non avrà che dei fatti isolati, delle incerte memorie che non potrà ravvicinare o comparare; non vi sarà infine scienza propriamente detta: ed ecco, io penso, la sorgente principale del tenue progresso che ha fatto la cognizione della sede e delle cause delle malattie, per servirmi del linguaggio dell’immortale Morgagni …
Il piano dunque che io mi sono proposto nel pubblicare questa mia fatica tende, per quanto è possibile, a riempire una lacuna che esiste sotto questo rapporto nella scienza: rendere l’Anatomia Patologica, quasi direi, popolare; ad offrire all’alunno fino dal suo entrare nella studiosa carriera, dei termini di confronto, a cui riportare egli possa i fatti di cui sarà testimone, e che van quasi sempre perduti per la scienza; e per esso ad iniziarlo, con delle figure esprimenti la verità, alle nozioni le più importanti di patologia, in poco tempo e senza defaticargli lo spirito; a mostrargli infine da lungi la meta, cui egli deve sforzarsi raggiungere”.
[Jean Cruveilhier, ‘Prefazione alla sua opera di Anatomia patologica”, 1828]
“… Cruveilhier costruì il più bel monumento che sia stato eretto alla gloria dell’anatomia patologica: l’Anatomia patologica del corpo umano. Questo magnifico, con 233 tavole, fu iniziato nel 1828, su richiesta dell’editore Baillière, che non si rifuggiva da alcun sacrificio per farlo eseguire con tutta la cura necessaria. Le lastre sono state disegnate e incise da Antoine Chazal e Cruveilhier trascorreva due ore al giorno con il suo disegnatore”.
[Georges Daremberg, Journal des Débats ,14 marzo 1874.
I GEMELLI MONOCORIALI
👉 Il grande patologo francese Jean Cruveilhier (9febbraio 1791 – 7marzo 1874) -1874) comprese da presto l’importanza delle immagini ben disegnate nel fissare i momenti patologici dei suoi casi clinici. Come affermava Ippocrate, «Ὁ βίος βραχύς, ἡ δὲ τέχνη μακρή, ὁ δὲ καιρὸς ὀξύς, ἡ δὲ πεῖρα σφαλερή, ἡ δὲ κρίσις χαλεπή», “l’arte è lunga ma la vita è breve, e l’occasione è fuggevole, l’esperimento è pericoloso, ed il giudizio difficile“. In anatomia patologica tutto ciò era ancor più complicato. Imparando la lezioni dei grandi anatomisti del Rinascimento, Cruveilhier si avvalse dell’ausilio di artisti disegnatori e litografisti per fissare nella storia i fugaci momenti della clinica medica.
La sua opera venne tradotta in italiano a fine anni trenta dell’ottocento e nel 1843 anche le sue tavole anatomiche (chiamate Fascicoli) adattati alla lingua toscana.
ANATOMIA PATOLOGICA DEL CORPO UMANO
Nei suoi casi, Cruveilhier partiva dalle storie cliniche dei suoi pazienti, che venivano accompagnato al tavolo autoptico ed alla fine poneva al lettore le proprie riflessioni.
Il primo racconto della sua opera fa riferimento ad una malattia della placenta. In esso, egli propone al lettore la storia di una donna di 31 anni alla quarta gravidanza. Dal secondo mese di gravidanza, la donna iniziò a manifestare episodi di perdite ematiche. Nel corso dei mesi, dopo diversi episodi di perdite sanguigne uterine, gli occhi della donna si fanno sempre più infossati e la pelle livida; il dolore la tormenta e l’alito si fa disgustoso. Al sesto mese le si rompono le membrane fetali ed improvvisamente si presenta un feto con esposizione podalica. La donna partorisce il feto e dopo cinque minuti si impegna anche la placenta. La placenta, in questo caso presenta una “sorpresa” particolare: ad essa è collegata un secondo feto, più piccolo e gracile di quello partorito per primo.
LA MALATTIA PLACENTARE
Subito dopo l’aborto, la donna riprese da subito lo stato di salute abituale precedente alla gravidanza.
Il Cruveilhier esaminò i feti e la placenta: il feto più grande aveva l’età propria della fase di gravidanza e appariva collegato ad una parte sana di placenta, mentre quello piccolo sembrava dell’età fetale di due mesi e collegato con il cordone ombelicale ad una parte malata, di color giallastro, di placenta.
Le riflessioni dell’autore furono: 1) in una gravidanza doppia con singola placenta ogni feto ha una nutrizione propria; 2) una metà della placenta può distaccarsi dall’utero indipendentemente dall’altra; 3) un’emorragia uterina in corso di gravidanza non è segno di imminente ed irreversibile aborto in quanto la gravidanza può proseguire se rimane presente un numero adeguato di cotiledoni placentari. In tal caso i salassi possono essere utili nel prevenire gli aborti (!?).
riferimenti:
- “Anatomia patologica del corpo umano“, di J. Cruveilhier. Prima versione in italiano a cura del dott. Pietro Banchelli (1837), Vol. I.
- https://fr.wikipedia.org/wiki/Jean_Cruveilhier
- “Atlante generale dell’anatomia patologica del corpo umano“, di J. Cruveilhier, 1843.