INTRODUZIONE ALLA MEDICINA MESOPOTAMICA
(del dott. Carlo Pizzoni)
La Mesopotamia, dal greco “terra tra due fiumi“, è un vasta regione del Medio Oriente situata appunto tra i fiumi Tigri ed Eufrate.
È stata una delle prime regioni in cui si cominciò a seminare i cereali verso il 9000 a.C. e ad addomesticare gli animali verso l’8000 a.C.
Con l’unione dei villaggi più vicini, nel IV° millennio a.C., sorsero le prime città-stato; a noi sono giunti i ricordi di Nippur, Ur e Uruk.
La storia della Mesopotamia ingloba quella di quattro grandi civiltà: sumerica, accadica, babilonese e assira.
I SUMERI
Nel 4000 A.C. il popolo dei Sumeri elaborò il primo sistema di scrittura. Inizialmente geroglifico, sui sigilli, verso il 3300 a.C. diventò cuneiforme, come dimostrano le tavolette di argilla scoperte tra i testi della città-stato di Uruk.
I Sumeri svilupparono la matematica, la metallurgia, l’astronomia, l’astrologia, l’ingegneria.
Grazie alla loro tecnologia, crearono grandi opere di ingegneria idraulica (canali e laghi artificiali, dighe e sistemi di pompaggio delle acque) allo scopo di rendere fertili grandi estensioni sabbiose. Costruirono città, grandi templi e le Ziggurath, particolari piramidi costruite con mattoni di argilla. La medicina sumerica fu nello stesso tempo empirica e magica.
I medici-farmacisti confezionavano pozioni utilizzando componenti ricavati dal mondo vegetale, minerale e animale, basandosi sugli effetti positivi che alcune loro ricette, sperimentate empiricamente, avevano ottenuto nell’aiutare la guarigione dei pazienti. Contemporaneamente i Sumeri ritenevano che alla guarigione contribuissero gli incantesimi, le offerte e i sacrifici offerti alle divinità da parte dei malati. Le stesse divinità punivano con le malattie coloro che non avevano rispettato il codice morale.
GLI ACCADI
Verso il 2350 a.C. la Mesopotamia fu invasa da un popolo proveniente dal Nord e le città-stato dei Sumeri furono assoggettate e riunite in un’unica grande nazione dal re semitico Sargon il Grande (chiamato anche Sargon di Akkad) che, con il suo popolo, gli Accadi (dal nome della capitale Akkad), portò una nuova religione, una nuova lingua e una nuova scrittura.
La civiltà accadica non distrusse però la civiltà sumera, che sopravvisse e coabitò con quella dei nuovi arrivati.
Nel 2200 a.C., l’invasione dei Gutei, rozzi montanari, pose fine alla civiltà di Akkad.
Nel 2120 a.C. il re di Uruk sconfisse, con una sola battaglia, l’esercito dei Gutei, ripristinano il potere sumero. Le città-stato sumere però non riuscirono a formare una nazione forte, cercando di prevaricare una sull’altra.
I BABILONESI
Alla fine, verso il 1792 a.C., la città di Babilonia, guidata dal re Hammurabi, sconfiggerà e sottometterà definitivamente le città-stato sumere, facendo sparire definitivamente la loro civiltà.
Nel 1901 gli archeologi scoprirono a Susa il famoso codice di Hammurabi (che regnò dal 1792 al 1750 a.C.), oggi conservato al museo Louvre di Parigi.
La legge, che regolava la vita dei babilonesi, è esposta in 282 disposizioni.
Il codice di Hammurabi contiene 11 disposizioni che riguardano medici e veterinari.
Disposizione numero:
215 «Se un medico ha curato un uomo libero con un coltello di metallo per una ferita grave e l’uomo libero è guarito, oppure ha aperto il tumore di un uomo libero con un coltello di metallo, e ha curato l’occhio dell’uomo libero, dovrà ricevere dieci sicli d’argento».
DISPOSIZIONI MEDICHE DEL CODICE DI HAMMURABI
216 «Se è il figlio di un plebeo, riceverà cinque sicli d’argento».
217 «Se è uno schiavo, il proprietario dello schiavo darà due sicli d’argento al dottore».
218 «Se un medico ha curato un uomo con un coltello di metallo per una ferita grave, e ha causato la morte dell’uomo, o ha aperto il tumore di un uomo con un coltello di metallo o ha distrutto l’occhio dell’uomo, gli verranno tagliate le mani».
219 «Se un medico ha curato lo schiavo di un plebeo con un coltello di metallo per una ferita grave e ne ha causato la morte, dovrà rendere schiavo per schiavo».
221 «Se un medico ha sanato l’osso rotto di un uomo libero o ha guarito la sua carne malata, il paziente darà al medico cinque sicli d’argento».
ARTE MEDICA NELL’ANTICA MESOPOTAMIA
Nell’antica Mesopotamia quindi l’arte medica non solo esisteva, ma era ben codificata. Per il suo sistema giuridico e per la sua architettura monumentale la civiltà babilonese o Hammurabica che si sovrappose all’accadica e alla sumerica, è considerata come quella da cui deriva il modello della civiltà orientale.
I successori Cassiti, provenienti da quello che oggi conosciamo come Iran, non distrussero la civiltà Hammurabica, anzi fecero crescere l’importanza di Babilonia, che divenne un centro nevralgico per il commercio. A Babilonia terminavano il viaggio le carovane che si spingevano ad est fino all’India e a ovest e a nord all’alto Egitto, in Anatolia e in Siria.
GLI ASSIRI
Gli Assiri, che abitavano nel Nord della Mesopotamia, verso il 1100 a.C. decisero di espandere il loro dominio verso sud. Il risultato fu una guerra sanguinosa che portò alla distruzione di Babilonia.
Le dinastie assire rispettarono però le antiche tradizioni e le conquiste culturali delle civiltà che le avevano precedute nel Sud del paese. La capitale degli assiri fu Ninive e in questa città il re Assurbanipal II istituì la grande biblioteca. L’apice della potenza e della cultura assira, si ebbe intorno al 625 a.C.
Il dominio assiro fu poi sostituito dalle dinastie Caldee che fecero rifiorire la Mesopotamia meridionale ridando a Babilonia ricostruita, una seconda era di rinnovato splendore nota come civiltà neobabilonese. Nel 539 a.C. i Persiani distrussero definitivamente Babilonia.
GLI ASSIRO-BABILONESI SECONDO ERODOTO
Secondo il grande storico greco Erodoto (484-430 ac) gli assiro-babilonesi non avrebbero avuto veri e propri medici. A suo dire portavano i malati nei mercati. Le persone che vedevano il malato, si avvicinano dandogli consigli sulla sua malattia quando qualcuno aveva già sofferto di una malattia simile o aveva visto qualcun altro affetto dallo stesso morbo, raccomandandogli quei mezzi che li avevano liberati dalla malattia o per mezzo dei quali avevano visto altri liberarsene.
Le nostre conoscenze attuali sulla medicina dell’antica Mesopotamia, ottenute decifrando migliaia di frammenti e tavolette di argilla scoperti negli scavi archeologici delle vestigia delle città assire, iniziati nella seconda metà del milleottocento, ci permettono di smentire categoricamente Erodoto.
IL TESTO MEDICO PIU’ ANTICO
Il testo medico più antico, risalente alla fine della dinastia fondata da Sargon il Grande (circa 2200-2100 a.C.) è stato rinvenuto negli scavi della città di Nippur. È scritto in lingua sumero-accadica e contiene prescrizioni per sintomi specifici; menziona anche le tecniche fondamentali per il trattamento delle ferite, incluso il lavaggio delle stesse e l’applicazione di bende.
Dallo studio dei reperti si evince un continuum dalla medicina sumerica a quella assiro-babilonese. In Mesopotamia, fin dalle epoche più remote, i medici dovevano studiare su testi scritti per poi ricopiarli trasmettendo le nozioni ai successori.
LA PROFESSIONE MEDICA
La professione era regolamentata da leggi specifiche. Il percorso degli studi era predeterminato, comportava un esame finale, una sorta di abilitazione che si poteva anche perdere in caso di imperizia.
La maggior parte dei frammenti e delle tavolette inerenti a pratiche mediche (circa 800), furono scoperte a Ninive, tra le rovine della biblioteca di Assurbanipal II, distrutta da un incendio durante le invasioni dei Medi e dei Caldei verso il 612 a.C.
Risulta molto difficoltoso attestare il numero esatto dei testi medici scoperti, perché sono composti da uno zibaldone di scritti che possiamo dividere in tre tipi fondamentali:
1) presagi relativi ai sintomi riportati dai pazienti;
2) testi medici con rituali magici;
3) prescrizioni mediche quasi prive di incantesimi o altri rituali magici.
SCRITTI MEDICI TRADOTTI DA THOMPSON
660 di questi scritti con riferimenti alla pratica medica, tradotti e pubblicati in Inghilterra fra il 1924 e il 1929 dall’archeologo britannico Reginald Campbell Thompson (1876-1941), sono stati raccolti sotto il titolo di Testi medici assiri.
Risalgono dall’inizio del primo millennio al 612 a.C. circa, sebbene rappresentino copie di testi molto più antichi, di origine sumero-accadica e babilonese che si fanno risalire al XXV secolo a.C.
I Testi medici assiri coprono diverse patologie: malattie del tratto toracico, intestinale e delle vie urinarie, che sono trattate con una vasta gamma di procedimenti, sostanze vegetali e preparati minerali. Vi sono poi vari elenchi di pietre e piante, data la tradizione medica assiro-babilonese di curare le malattie con farmaci derivati da minerali o vegetali.
I TESTI MEDICI ASSIRI
Possiamo identificare due tipi principali di testi medici terapeutici:
1) quelli in cui prevalgono le procedure mediche sui rituali magici,
2) quelli in cui prevalgono gli incantesimi.
I testi puramente diagnostici presentano quasi sempre anche la prognosi di varie malattie, pur senza includere le rispettive prescrizioni terapeutiche. A differenza dagli scritti terapeutici, in cui si possono separare i testi prettamente magico-medici da quelli razionale-terapeutici, quelli diagnostici mescolano sempre il pensiero razionale con le superstizioni tradizionali. Nella traduzione di una delle tavolette babilonesi datata intorno al 1900-1700 a.C., ci sono una serie di diagnosi e prognosi, in cui sono incluse anche spiegazioni soprannaturali:
“…Se un uomo malato è rilassato durante il giorno, ma dal crepuscolo inizia a sentirsi male per (proseguire durante) tutta la notte, è un attacco di un fantasma”.
MEDICINA EMPIRICA E MEDICINA TEURGICA
Quindi la medicina mesopotamica assommava, in sé, i caratteri della medicina religiosa (teurgica) ed empirica: la malattia veniva considerata un castigo divino per i peccatori. Divinità malvage e benevole presiedevano all’esperienza dell’insorgere della patologia e della guarigione. Le divinità cattive, erano rappresentate da demoni che penetravano in specifiche parti del corpo per farle ammalare.
Il demone più cattivo era Nergal il dio della febbre e della pestilenza. Poi c’era Ashakku che faceva ammalare di broncopolmonite, Tiu che faceva venire la cefalea e Namtaru responsabile delle malattie dell’orofaringe.
La divinità buona più potente era Marduk, a cui il malato si rivolgeva nella preghiera. La divinità Ninazu era il signore dei medici, suo figlio Ningizzida (predecessore del dio egiziano Thoth) veniva rappresentato con un bastone in cui sono avvolti due serpenti, per cui potrebbe essere l’antesignano del caduceo, utilizzato oggi come emblema da alcuni Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Più appropriatamente, dal punto di vista storico, il simbolo della medicina dovrebbe essere il bastone di Asclepio.
IL SIMBOLO DELLA MEDICINA
Il simbolo deriverebbe dal metodo di estrazione dai tessuti sottocutanei della femmina adulta di “Dracunculus medinensis“, per arrotolamento su un bastoncino; l’intervento (a tutt’oggi l’unica cura) può durare giorni, affinché il parassita non si rompa durante l’estrazione.
Il Dracunculus medinensis o filaria di Medina, è un nematode, un endoparassita la cui presenza provoca la dracunculiasi. Quest’ultima è una malattia tropicale rara caratterizzata da una lesione cutanea associata a dolore bruciante. È causata dall’endoparassita, che fuoriesce dalla lesione circa un anno dopo l’infezione, provocata dall’ingestione di acqua contaminata da copepodi (microcrostacei noti anche come pulci d’acqua) infettati dai parassiti; è diffusa specialmente in Africa, Medio Oriente, India e Pakistan.
Sacerdoti Medici
La connessione tra medicina e religione era evidente anche nei ruoli della professione.
Inizialmente la medicina era praticata dai sacerdoti, ai quali si unirono in seguito, anche medici laici.
Tra i sacerdoti medici si distinguevano:
1) il Baru, preposto alla divinazione (in genere aruspicina, che consisteva nell’esame delle viscere, soprattutto fegato, di animali sacrificati per trarne segni divini), alla diagnosi e alla prognosi delle malattie;
2) l’Astripu, con funzioni di esorcista, per allontanare i demoni malvagi dall’organo malato;
3) l’Asu, idoneo non solo ad attuare pratiche magiche, ma anche a somministrare farmaci e praticare interventi chirurgici.
Con il termine Ummânu, si intendeva lo studioso, quello preposto a lasciare documenti scritti; in campo medico era generalmente un Baru o un Astripu.
MEDICI E SISTEMI SANITARI
Si diventava medici studiando nelle scuole annesse ai templi su testi incisi su tavolette di argilla dove le malattie erano descritte con tutti i loro sintomi. I sistemi sanitari statali erano assicurati a tutte le persone residenti, comprese quelle delle terre conquistate. Dallo studio di migliaia di testi, si evince che esistevano una sorta di “cartelle cliniche”, organizzate sistematicamente, dove erano inclusi, oltre ai dati del paziente, la diagnosi, il trattamento e la prognosi.
L’elevato uso dei rapporti sessuali di ogni tipo, da quelli di significato religioso, con le prostitute sacre dei templi, all’incesto, fu certamente causa della grande diffusione delle malattie veneree e delle loro complicanze.
La blenorragia era diffusa, le sue complicanze a carico dell’uretra maschile portarono all’introduzione nella pratica medica di cateteri di bronzo, mediante i quali venivano instillati farmaci nel canale uretrale.
MALARIA TRA GLI ASSIRI
Molto diffuse erano anche la tubercolosi e la malaria.
Nel racconto biblico dell’assedio di Gerusalemme, da parte del re assiro Sennacherib (circa 701 a.C.), questo viene tolto per la morte rapida e notturna di gran parte dei soldati e il ritiro immediato dei sopravvissuti a Ninive. La Bibbia attribuì il portentoso fenomeno all’azione di un angelo.
Attualmente si ritiene che l’enorme dislivello da Gerusalemme (790 m sopra il livello del mare) al profondo bassopiano dal clima torrido, abbia dato luogo a un attacco malarico acuto, malaria di cui tutti quei soldati assiri erano affetti da tempo in forma cronica e asintomatica. La malaria nelle tavolette mesopotamiche è più volte ricordata con le frasi: “quando il corpo del malato brucia” o ”quando il fuoco arde nella sua testa”.
MANUALE DI DIAGNOSTICA E PROGNOSTICA
Il più famoso dei testi diagnostici, è noto come Manuale di diagnostica e prognostica. Esso è costituito da 40 tavolette risalenti al XII secolo a.C. Il manuale è stato scritto da Eagil-k n-apli (Esagil Kin Apli), che era il principale ummânu del re Adad-apla-iddina (1068-1047 a. C.), nel periodo della dinastia Cassita di Babilonia.
Il testo riporta conoscenze di epoche molto precedenti, presentate in modo più organizzato. La scoperta di questa nuova documentazione, ha permesso di avere una visione più concreta e avanzata della medicina nell’antica Mesopotamia. Infatti gli argomenti presentati e le informazioni raccolte dai pazienti, sono organizzate in modo sistematico (dalla testa ai piedi), vi è anche un’attenzione per le specializzazioni come la pediatria e la ginecologia. Nel suo insieme si differenzia dai testi divinatori in quanto rivela una base empirica di conoscenze e un’organizzazione sistematica.
BOTANICA FARMACEUTICA
Per quanto riguarda la botanica farmaceutica si fa riferimento alle tavolette d’argilla conservate al British Museum di Londra, tradotte da Campbell Thompson nel 1924. Vi sono elencati 250 nomi di piante medicinali, 120 di minerali e di 180 altre sostanze utilizzate a scopo terapeutico miscelate con alcool, grassi, miele o latte.
Nel lungo elenco si trovano tutte le piante già note della medicina egiziana antica; oltre a queste si trovano anche il platano, il carrubo, il pioppo dell’Eufrate, l’atropa-belladonna, l’oppio, la mandragora, il giusquiamo. Vi sono elencate anche piante che giungevano dall’India: la canapa, l’assa fetida, il legno di sandalo, la cannella, lo zenzero e il calamo aromatico. La canapa indiana era impiegata contro i dolori della cistite, del reumatismo, della bronchite e contro l’insonnia.
TERAPEUTICA
Per le polmoniti e le bronchiti si applicavano cataplasmi di semi di lino, immersi ripetutamente in acqua calda o in decotto caldo di finocchio. Per curare le patologie degli occhi si impiegavano bagni oculari con soluzioni alcaline e impacchi fatti con succo di cassia e riposo al buio. Oltre alla pratica dei clisteri si utilizzavano anche le supposte.
Venne impiegato per la prima volta lo zolfo:
“Se la testa di un uomo è piena di scabbia e prurito, tu frantumerai lo zolfo, lo mescolerai con l’olio di cedro e la ungerai”.
Gli schiavi erano costretti ad assumere le medicine per comprendere l’entità della dose curativa e differenziarla da quella tossica.
TRE PRINCIPI TRA LORO COLLEGATI
Da quanto sopra, si può evincere che la medicina assiro-babilonese era basata su tre principi strettamente collegati fra loro: 1) divinazione, 2) cure mediche (con un’ampia farmacopea), 3) esorcismo.
Nonostante la cura mostrata nell’osservazione dei pazienti, che ha permesso di catalogare esattamente molte patologie, la comprensione delle stesse era decisamente limitata.
Anche lo studio dell’anatomia umana era superficiale, lo stesso termine medico infatti poteva indicare organi (o malattie) differenti. Ad esempio, la parola usata per indicare il cuore (considerato la sede dell’intelletto, dello spirito e degli affetti) si applicava anche a qualsiasi altro organo addominale. Verosimilmente l’anatomia non progrediva per la mancanza di autopsie, legata ad impedimenti di ordine religioso.
Chirurgia
La gestione conservativa delle malattie, con il ricorso all’ampia farmacopea, era ovviamente la decisione più frequente per i medici assiro-babilonesi. Tuttavia, quando necessario, sono stati eseguiti interventi chirurgici anche di una certa complessità, anche se purtroppo non ne conosciamo il risultato a lungo termine.
I sacerdoti-medici Asu praticavano infatti anche la chirurgia. Gli atti chirurgici potevano essere eseguiti anche dai barbieri, i quali avevano pure il compito di marcare il corpo degli schiavi. Era comunque una chirurgia generalmente limitata al trattamento delle ferite, delle fratture, all’escissione di tumori superficiali, al trattamento dei morsi di serpente. Erano disponibili sostanze vegetali utilizzate come narcotici: la cannabis sativa, la mandragora, il papaver somniferum (papavero da oppio) e i semi di giusquiamo.
Il bisturi era denominato naglabu. Grandi e piccoli bisturi, cucchiai e forbici di metalli, a fogge diverse, erano disponibile per varie procedure. Si curava la carie dentale e si eseguivano interventi oculistici. Sono state descritte suture di ferite con fili di materiali diversi, compresa una sutura della parete addominale.
Sono stati descritti i drenaggi di ascessi epatici e pleurici. Un testo intitolato “Prescrizioni per le malattie della testa“, contiene una procedura neurochirurgica che prevedeva il drenaggio dell’ascesso e la raschiatura dell’osso cranico infetto. Sono stati eseguiti interventi di chirurgia plastica, nel tentativo di eliminare i marchi in schiavi affrancati.
UNA MEDICINA CHE HA FATTO SCUOLA
La popolarità ed il prestigio che la medicina assiro-babilonese ha guadagnato tra le altre civiltà coeve, è stata confermata da molti ritrovamenti. Scavi eseguiti in Anatolia, hanno portato alla luce ciò che restava di Hattusa, capitale del regno Ittita. Gli Ittiti mantennero contatti continui con i popoli della Mesopotamia, da dove provenivano i medici per i consulti più importanti. Nell’archivio della città di Hattusa si trovarono diverse copie di manuali di medicina mesopotamica. Oltre ai sovrani Ittiti ricorsero ai medici mesopotamici anche i faraoni. Infatti, nonostante la medicina egiziana sia considerata più evoluta, e forse anche per il timore di venefici nell’ambito della corte, il faraone Amenofi III fu trattato da un Asu inviato dal sovrano di Babilonia.
Molte delle pratiche mediche sviluppate in Mesopotamia, sarebbero terminate progressivamente prima della fine del primo millennio a.C. Sebbene vi siano alcune somiglianze tra la conoscenze mediche del tardo periodo assiro-babilonese con quelle dell’antica Grecia, sia la medicina razionale ippocratica che, in seguito, quella greco-romana, sono state influenzate principlamente dalla medicina egiziana.
Invece i precetti sanitari assiro-babilonesi hanno condizionato profondamente sia la medicina ebraica che quella araba. In questo modo, si può spiegare come un insieme rilevante di usi, costumi e pratiche tradizionali, abbiano attraversato i secoli fino a oggi, attraverso il patrimonio culturale e religioso ebraico, arabo e successivamente cristiano.
Bibliografia:
- Ali N.A. et al.: “Surgery: Pearls in Ancient Mesopotamia”. Sci. J. Med. Res. 3 (11): 91-94. 2019
- Ardenghi S.: ”Sapere, saper fare, saper essere. Studio longitudinale sulla formazione al rapporto medico-paziente”. Disponibile su: https://boa.unimib.it/retrieve/handle/10281/129356/182049/phd_unimib_711345.pdf;jsessionid=A6AA667EA447A11C918F49C20C485E1F.suir-unimib-prod-02
- Campbell Thompson R.:”Assyrian medical texts-1”. Proc R Soc Med; 17:1-34. 1924
- Campbell Thompson R. : ”Assyrian medical texts-2”. Proc R Soc Med; 19:29-78. 1929
- Campbell Thompson R.: “The Assyrian Herbal”. Luzac & Co. 1924
- Fincke J.C.: “The Babylonian texts of Nineveh. Report on the British Museum’s Ashurbanipal Library Project”. Arch Orient; 50:111-149. 2003-2004
- Gabriel R.A.: “Ancient Sumer, 4000-2000 BCE”, in Man and Wound in the Ancient World. 51-67. Potomac Books. 2012
- Lenzi A.: ”The Uruk List of Kings and Sages and Late Mesopotamian Scholarship”. JANER 8.2, 137-169. 2008
- Leix A.: “Medicine and the Intellectual Life of Babylonia”, in Ciba Symposia 2: 663 – 674. 1940
- Martins e Silva J.: “Medicine in ancient Mesopotamia–part 1”. Acta Med Port; 22: 841-854. 2009
- Martins e Silva J.: “Medicine in ancient Mesopotamia–part 2”. Acta Med Port; 23: 125-140. 2010
- Molfese A. (curatore): “Scheda IX -Il Codice di Hammurabi”, in Storia della Medicina per Immagini. Viviani Editore s.r.l.. 2003
- Oppenheim A.L. : “Medicine and Physicians” in Ancient Mesopotamia – Portrait of a Dead Civilization”. 289-305. The University of Chicago Press. 1977
- Pontieri G.M.: “La Medicina in Mesopotamia” in Elementi di Storia della Medicina. 27-33. Piccin. 1993
- Tasca G.: ”Medicina Mesopotamica”, in Storia della Medicina. Dalla preistoria alla fine dell’ottocento. 19-24. Temi. 2013