Il racconto del dottor Benivieni dell’estrazione di un feto morto
Un feto morto è estratto con l’uncino
Racconto del dott. Antonio Benivieni
La moglie del mio fornaio era in grave pericolo per un feto maturo già morto nell’utero; onde chiamatomi ella mi prega, affinchè a lei che vien meno, le porga in qualunque modo soccorso. Io però, reputando la cura fra le più difficili a intraprendersi, e bisognevole di somma prudenza e moderazione, (specialmente perchè il feto giaceva di traverso in modo che la mano condotta nella vagina non poteva dirigersi nè sul capo nè sui piedi, e perchè il ventre in basso principiava a raffreddarsi) così incominciai a metter dubbi sulla sua salvezza. Pregandomi però il marito e gli altri assistenti che io non lasciassi intentato alcun soccorso, afferrando con un uncino le vertebre del dorso del feto mi sforzai di
estrarlo grado a grado; ma faceva intoppo la contrattura dell’orifizio dell’utero, e la difficoltà dell’estrazione aumentavasi assai per il collo del feto tutto ripiegato sul proprio corpo.
Perciò, unte le parti genitali con olio caldo, e a poco a poco dilatatosi l’orifizio dell’utero, estraggo il feto, ricreo quindi la donna su molle letto, e curata con opportuni rimedi la ritorno finalmente alla prima salute.
vedi:
- “Di alcune ammirabili ed occulte cause di morbi e loro guarigioni. Libro di Antonio Benivieni fiorentino, volgarizzato e corredato di un elogio storico intorno alla vita e alle opere dell’Autore” Per cura del Dottor Carlo Burci, professore di Anatomia Patologica nell’Arcispedale di S. M. Nuova di Firenze”, 1843, pag. 86 (caso XXIX)