Il dott Luigi Maria Bossi e la sig.ra Wilde
Nata a Londra il 2 gennaio 1858, Constance Lloyd sposò Oscar Wilde nel 1884 e ebbe due figli nel 1885 e nel 1886. Dopo la condanna e la reclusione di Oscar per atti omosessuali nel maggio 1895, lei e i suoi figli fuggirono in Europa per sfuggire al contraccolpo di il suo scandalo, cambiando il loro cognome in “Holland”, un vecchio nome di famiglia già adottato da suo fratello, Otho, che stava evitando i creditori dopo difficoltà finanziarie. Dopo un lungo girovagare, alla fine Costance si stabilì in un paese costiero italiano, a Bogliasco, vicino a Genova. Durante tutto il suo esilio Constance fu afflitta da problemi di salute, oltre al peso della monogenitorialità in un ambiente straniero. Rispetto al marito, Constance era una celebrità minore a sé stante.
Ben educata ed acculturata, lei aveva lavorato per giornali e riviste, redatto un periodico sulla riforma dell’abbigliamento, e pubblicato due libri di storie per bambini oltre ad un’antologia degli epigrammi di suo marito. Costance aveva anche partecipato attivamente alla politica del suo periodo storico con idee liberali.
La malattia di Costance Lloyd
La sua malattia risale al 1889 circa quando iniziò a soffrire di zoppia alla sua gamba destra e richiese un bastone come supporto. Nel marzo di quell’anno trascorse dieci giorni a Brighton per recuperare, ma da giugno ad agosto ebbe una ricaduta. Successivamente lei
stette abbastanza bene fino alla fine del 1891, quando riprese a lamentare astenia rimanendo talvolta costretta letto a causa di attacchi di forti dolori, che colpivano in particolare le braccia, che lei chiamò “reumatismi”. Ne conseguì il recupero, ma entro il febbraio 1893, venne debilitata da dolori alla testa e alla schiena, descritti da lei come “neuralgia“. Dopo un periodo abbastanza lungo di salute ebbe una grave ricaduta nell’inverno tra il 1894 ed il 1895. I suoi problemi di mobilità continuarono fino al marzo 1895, ma durante i successivi mesi, che coincisero con i processi e la prigione di Oscar non fece altre menzioni riguardo alla sua malattia. Alla fine del 1895 il suo movimento nel camminare si era nuovamente deteriorato con marcata limitazione delle sue attività.
La sig.ra Costance ed il dott. Bossi.
A quel punto in Italia, Costance consultò il ginecologo Luigi Maria Bossi (1859–1919) nella speranza di poter riprendere a camminare bene. Alla fine di quell’anno, lei trascorse un mese nella clinica privata del dott. Bossi a Genova, subendo interventi chirurgici importanti e costosi, la natura dei quali non è chiara dalla sua corrispondenza in quel momento. Il suo miglioramento ebbe vita breve e, nell’aprile del 1896, lei scrisse: “Sono più lenta che mai e ho quasi rinunciato alla speranza di poter guarire”. Costance cercò aiuto anche da un medico ‘neurologo’ di cui non si sa il nome, ad Heidelberg, in Germania (dove lei risiedette temporaneamente), che le prescrisse una serie di
trattamenti allora in voga, compresi bagni ed imprecisati rimedi basati sull’elettricità. Tutte queste manovre terapeutiche fallirono, e di lì a poco, nell’ottobre 1896, oltre alla persistente zoppia comparve un tremore del suo braccio destro. Questo disturbo le impediva di scrivere a mano e così fu costretta ad usare la macchina da scrivere. “Sono stanca dei dottori e nessuno di loro sa cosa fare con me”, così si lamentava Costance. Come se tutto ciò non bastasse, dopo il 1897, lei manifestò una paralisi facciale sinistra.
evoluzione della malattia
Secondo la corrispondenza inedita di Constance e suo fratello, la sua malattia di nove anni era caratterizzata da dolori diffusi, debolezza della gamba destra, tremore del braccio destro, affaticamento profondo e paralisi facciale sinistra. Per i primi 7 anni il quadro clinico fu dominato da episodi acuti intermittenti seguiti da prolungati periodi di recupero; negli ultimi 2 anni la sua disabilità divenne permanente con graduale deterioramento. Una probabile diagnosi è la “sclerosi multipla” di tipo recidivante-remittente che secondariamente si è sviluppata in maniera progressivamente aggressiva. Il celebre medico francese Jean-Martin Charcot fu, nel 1868, uno dei primi medici a descrivere la sclerosi multipla come un’entità nosologica. Negli anni che seguirono, apparvero rapporti clinici sulla malattia, principalmente in Europa e Nord America, ed il dott. William Gowers nel 1888 ne diede un resoconto completo, sotto il titolo “Disseminated or Insular Sclerosis“, nel suo libro di testo magistrale (soprannominato “la bibbia della neurologia“).
una diagnosi difficile
I medici che seguirono Constance negli anni novanta dell’ottocento molto probabilmente non erano a conoscenza di questa diagnosi appena definita e, quindi, rimasero perplessi dalla sua insolita sintomatologia. All’inizio del 1898 Costanza, limitata nella sua mobilità, impoverita di energie e praticamente costretta a casa, ricontattò il dott. Bossi. Un’altra delle sue fastidiose lamentele era la disfunzione genito-urinaria, attribuita da Bossi ad un fibroma uterino, che, secondo lui, le causava anche debolezza alle gambe comprimendo i nervi della sua coscia. Inizialmente Bossi adottò un trattamento conservativo inserendo un pessario vaginale e prescrivendo una lozione al creosoto (un antisettico) da applicare nell’area perineale. Quando queste misure si rivelarono inefficaci, il dott. Bossi raccomandò un intervento chirurgico. Alla disperata ricerca di una cura e persuasa che ciò le avrebbe restituito la possibilità di camminare, Constance acconsentì nonostante i potenziali rischi di un’operazione chirurgica.
L’INTERVENTO CHIRURGICO
L’intervento chirurgico ebbe luogo il 2 aprile 1898 e Bossi disse ad Otho Holland, il fratello di Constance, in un colloquio dopo la sua morte, che non aveva tentato alcuna isterectomia, ma aveva semplicemente asportato il tumore con una miomectomia. Il terzo o il quarto giorno postoperatorio, Constance sviluppò vomito intrattabile. Profondamente disidratata e in assenza di somministrazione di fluidi per via endovenosa, divenne progressivamente più debole, cadde in uno stato di incoscienza e morì il 7 aprile 1898. Questa sequenza di eventi suggerisce che la signora Wilde abbia potuto sviluppare un grave ileo paralitico, sia come risultato diretto dell’intervento chirurgico o secondario ad una sepsi intra-addominale. La sclerosi multipla è associata a sintomi genito-urinari in circa i due terzi delle pazienti. È ipotizzabile, nel caso di Constance, che gli apparenti effetti della pressione sulla vescica (presumibilmente dovuti a un fibroma) fossero in realtà una manifestazione della sclerosi multipla. Allo stesso modo, si può supporre che l’intervento chirurgico eseguito da Bossi nel dicembre 1895 fu probabilmente una riparazione della parete vaginale anteriore per correggere le difficoltà urinarie da un presunto prolasso della vescica. A posteriori, il problema reale era probabilmente neurogeno e non di origine strutturale.
il dott. Bossi
Il dott. Bossi ebbe una distinta carriera nazionale e internazionale in ostetricia e ginecologia. Fu professore di Ginecologia all’Università di Genova ed è stato membro della British Gynecological Society. Pubblicò ampiamente, incluso un ben accolto manuale di ostetricia per le ostetriche, e introdusse il dilatatore di Bossi (ormai obsoleto) per effettuare una rapida dilatazione della cervice nei travagli complicati. Fu un socialista attivo e prestò servizio come deputato nella legislatura italiana dal 1900 al 1904. Bossi godeva quindi di una notevole reputazione nella società italiana, sia dal punto di vista medico che politico. Ma egli presentò alla sig.ra Constance un altro lato più controverso. Tra il 1850 e il 1900 alcuni ginecologi nel Nord America ed Europa sostenevano che le lesioni del sistema riproduttivo femminile potevano indurre pazzia (“follia pelvica“) per riflesso di irritazione sul cervello, per la quale il rimedio era la rimozione di entrambe le ovaie. Bossi rimase un ardente sostenitore di questo approccio anche nel XX secolo. Egli tentò di curare diverse pazienti con malattie neurologiche e mentali attraverso interventi ginecologici. Egli espose la sua posizione in due libri: uno sulla malattia utero-ovarica e follia (1912), l’altra su isteria e ginecologia (1917). Ma le sue convinzioni e pratiche
suscitato veemente opposizione da parte di alcuni colleghi. Nel 1918, il dott. Bossi fu convocato davanti a un tribunale disciplinare per comportamento non etico e cattiva condotta professionale, e fu sospeso dalla sua cattedra per 2 anni.
TRAGICHE FINI
Otho Holland, scioccato e rattristato dall’improvvisa morte di sua sorella, contemplò una causa legale contro Bossi ma fu dissuaso dal fatto che Constance si era volontariamente sottoposta all’operazione, essendo stata convinta da Bossi che l’intervento chirurgico avrebbe alleviato le sue disabilità e le avrebbe permesso di condurre una vita normale. I medici di Constance a Londra ed Heidelberg l’avevano avvertita di non sottoporsi ad un intervento chirurgico, ma lei ignorò il loro consiglio, affermando che il trattamento di Bossi l’avrebbe riabilitata; invece le costò la vita.
L’ironia finale di questa tragica saga fu che il 1° febbraio 1919, Bossi fu ucciso a colpi d’arma da fuoco nel suo ambulatorio privato a Milano dal geloso marito di una paziente, che poi sparò a sua moglie prima di rivoltare il colpo di pistola su sé stesso. Alla fine, sia il dott. Bossi che la sfortunata Constance incontrarono tragicamente la loro fine: lui con il proiettile di un assassino e lei con il coltello di un chirurgo irresponsabile.
TRATTO DA:
- “The enigmatic illness and death of Constance, wife of Oscar Wilde“, di Ashley H Robins e Merlin Holland, pubblicato il 3 gennaio 2015 su ‘The Lancet’.