Ian Wilmut, il papà della pecora Dolly

Ian Wilmut: l’embriologo papà della pecora Dolly

  • articolo del prof. Sergio Barocci

Ian Wilmut e la pecora Dolly

Ian Wilmut (7luglio 1944 – 10settembre 2023) e la pecora Dolly (5luglio 1996 – 14febbraio 2003).

Ian Wilmut nasce il 7 luglio del 1944 a Hampton Lucy nel Warwickshire, in Inghilterra, vicino a Stratford-upon-Avon, la città che ha dato i natali a William Shakespeare.
Dopo aver frequentato il liceo, la sua intenzione iniziale è quella di proseguire una carriera navale ma, a causa del suo daltonismo, questa viene sostituita con gli studi in agricoltura presso l’Università di Nottingham.
Nel 1966 si reca per un tirocinio estivo all’Università di Cambridge, nel laboratorio del biologo Christopher Polge (16agosto 1926 – 17agosto 2006), noto per aver risolto il problema della criopreservazione, il processo che ha permesso di conservare cellule e tessuti a bassissime temperature, lavorando sugli embrioni animali.


LAVORANDO CON CRIS POLGE

Un’immagine del vitello Frostie.

Dopo essersi laureato a Nottingham nel 1967, ritorna al laboratorio di Polge dove svolge un dottorato di ricerca che lo porta alla nascita di Frostie, il primo vitello nato da un embrione congelato, creando le basi della sua importante carriera. L’embrione dell’animale, dopo essere stato congelato (usando azoto liquido), era stato scongelarlo e successivamente trasferito ad una madre ‘surrogata’. Questo processo aveva portato alla nascita, nel 1973, di un sano vitello rosso e bianco incrociato Hereford-Friesian, che Wilmut aveva ironicamente chiamato “Frostie”, (dal termine inglese “frozen”). La nascita di Frostie nel 1973 è stata filmata da una troupe televisiva olandese.
Dopo il conseguimento nel 1971 del dottorato di ricerca, Wilmut si trasferisce all’Animal Breeding Research Organisation (ABRO), oggi Roslin Institute dell’Università di Edimburgo, in Scozia, dove continua a lavorare con le cellule riproduttive e gli embrioni.


il lavoro in scozia

Ian Wilmut e la pecora più famosa del mondo.

In questa sede, egli è coinvolto in un progetto per la creazione di pecore geneticamente modificate per la produzione di latte con proteine specifiche per la cura di alcune malattie che colpiscono l’essere umano. Tra queste pecore si trova Tracy che produce nel suo latte concentrazioni elevate di proteine umane, commercialmente utili.

Man mano che il progetto progredisce, diventa chiaro in Wilmut la necessità di sviluppare un nuovo metodo più sofisticato per produrre queste pecore geneticamente modificate.


Megan e Morag

Ian Wilmut al “Roslin Institute” di Edimburgo, nel 1999.

Gli sforzi compiuti lo portano allo sviluppo di tecniche di clonazione o trasferimento nucleare, che lo conducono prima alla nascita di due ovini, Megan e Morag, nel 1995, clonati a partire da cellule embrionali prelevate da una blastocisti e poi di Dolly nel mese di luglio del 1996, unico tentativo riuscito su 277 e il cui risultato annunciato solo nel febbraio del 1997.
La pecora Dolly nasce a partire da una cellula adulta e da una madre surrogata che ha ospitato l’embrione. La cellula somatica differenziata, cioè una cellula portatrice dei tratti corporei dell’animale adulto, è prelevata dalla ghiandola mammaria di una pecora con il muso bianco.


La pecora Dolly

La pecora Dolly che prende il nome in onore della cantante Dolly Parton, viene alla luce con un muso bianco molto diverso da quello della pecora che l’ha invece partorita, di razza Blackface, è identica alla madre biologica: il suo clone.

Questa scoperta solleva meraviglia, critiche e dibattiti nel mondo scientifico. Dolly, in seguito è soppressa nel 2003 per lo sviluppo di una forma di artrite ad un’età relativamente giovane, facendo ipotizzare che il nucleo della cellula adulta non fosse stato adeguatamente riprogrammato.

A quel tempo, il pensiero, e allo stesso tempo il timore, dell’opinione pubblica, era, infatti, che dopo la pecora si potesse passare alla clonazione degli essere umani. Ma tutto questo non era lo scopo del lavoro di Wilmut e del suo team, in quanto Dolly ha permesso di scoprire negli anni seguenti, che esistono delle cellule che non si differenziano mai e che vengono trasmesse di generazione in generazione.


IL DOPO DOLLY

Fasi della clonazione della pecora Dolly.

Nel 2006 scrive il libro “After Dolly: The Uses and Misuses of Human Cloning” e nel 2008 abbandona la tecnica di trasferimento nucleare nelle cellule somatiche dedicandosi al metodo sviluppato dal medico giapponese Shin’ya Yamanaka (nato il 4settembre 1962, Premio Nobel per la Medicina nel 2012), grande esperto nello studio delle cellule staminali pluripotenti indotte, nei confronti di trattamenti come il morbo di Parkinson, l’ictus e l’infarto miocardico.

Oggi, grazie proprio ai progressi ottenuti con le cellule staminali, le linee di ricerca sulla clonazione umana sono ormai del tutto abbandonate e, considerate anche da un punto di vista scientifico, quasi irrilevanti. Con le cellule staminali è possibile sviluppare qualsiasi tipo di cellula umana anche riprogrammando cellule adulte già adulte e differenziate aprendo una strada alternativa all’utilizzo di cellule embrionali o cloni umani, tendendo quasi completamente inutile la clonazione, al di là dei problemi etici o di sicurezza.


studiando la staminalità

Clonazione della pecora Dolly.

Molti di questi risultati sono stati ottenuti proprio all’importante lavoro di Wilmut e del suo gruppo di ricerca che hanno permesso la conoscenza dei geni responsabili della staminalità e la differenziazione delle cellule utili alla cura di persone malate attraverso le terapie cellulari,
Wilmut si ritira dall’Università di Edimburgo nel 2012 come professore emerito dello Scottish Centre for Regenerative Medine.
Ian Wilmut è morto il il 10 settembre del 2023 a causa di complicanze legate al morbo di Parkinson.

Dopo che la clonazione fu dimostrata con successo attraverso la creazione di Dolly, furono clonati molti altri grandi mammiferi, inclusi maiali, cervi, cavalli e tori.


Bibliografia essenziale:

 

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