I PADRI ITALIANI DELLA RINOPLASTICA
Il Rinascimento ha portato una rinascita della scienza e della medicina ed alla fine della stagnazione nel mondo della chirurgia. Il Medioevo aveva prodotto pochi progressi in questa branca della Medicina. Ma i principi ricostruttivi dei primi pionieri indiani, ellenistici e romani erano stati mantenuti vivi, passati di generazione in generazione e da una civiltà all’altra.
La ricostruzione nasale veniva praticata in Europa all’inizio del XV secolo, avvolta dalla segretezza. Un chirurgo italiano di nome Gustavo Branca (anni trenta del quattrocento), di Catania, e Heinrich von Pfalzpaint (1450), un chirurgo tedesco, ebbero una proficua attività privata.
La famosa famiglia Branca trasmise attentamente la sua tecnica nella segretezza. Branca il vecchio, uno specialista delle ferite, introdusse il metodo di ricostruzione nasale indiano nel 1442. Questa tecnica passò di padre in figlio (Antonio Branca), e gli osservatori che avrebbero potuto rubare la tecnica vennero tenuti lontani dal visualizzare la procedura.
lo stratagemma di fioravanti
Nel XVI secolo, in Italia, la trasformazione della chirurgia in un ramo scientifico della Medicina stava cominciando. Leonardo Fioravanti, un medico dell’Università di Bologna, svolse un ruolo cruciale nella diffusione della conoscenza e nello stimolare gli interessi accademici.
Tornando da una delle ultime crociate, egli visitò i fratelli Vianeo in Calabria, si presentò come un osservatore schizzinoso e disinformato, e prese visione di diverse ricostruzioni nasali. Avendo quindi imparato la tecnica che era stata impartita da Branca più di 100 anni prima, Fioravanti pubblicò le sue esperienze in manoscritto dal titolo “Il tesoro della vita humana” che probabilmente ha ispirato il suo contemporaneo, Gaspare Tagliacozzi.
la diffusione della tecnica di rinoplastica
Gaspare Tagliacozzi, un professore di anatomia dell’Università di Bologna, introdusse i principi e l’uso di flap distanti dal naso, in cui i lembi venivano prelevati dal braccio, creando il Metodo Italiano. Egli fece esperimenti con la fabbricazione di nasi dai tessuti del braccio e produsse uno dei più antichi compendi in chirurgia plastica, il “De Curtorum Chirurgia per Insitionem” (letteralmente ‘Chirurgia delle mutilazioni per mezzo di innesti’, 1597), che comprendeva più di 100 pagine. La sua tecnica di rinoplastica durava molto più a lungo di quella di von Pfalzpaint, e si svolgeva in sei fasi per più di 4
mesi.
tratto da:
- “The Birth of Plastic Surgery: The Story of Nasal Reconstruction from the Edwin Smith Papyrus to the Twenty-First Century” di Iain S. Whitaker, 2007.