Galeazzi e la frattura che prende il suo nome
- Articolo di Domenico Dentico
Riccardo Galeazzi
Riccardo Galeazzi, medico italiano specializzato in ortopedia, nasce a Torino il 18 agosto del 1866. Si laurea a pieni voti in medicina e chirurgia nell’Università torinese il 21 luglio 1890 ed esercita subito l’attività chirurgica.
Nel 1903 diventa Direttore del ‘Pio Istituto dei rachitici di Milano’. Insegna clinica ortopedica presso gli istituti clinici di perfezionamento come professore straordinario e poi ordinario dal 1° dicembre del 1912. Allo scoppio del primo conflitto mondiale si arruola diventando tenente colonnello e prestando la sua opera nei reparti ospedalieri speciali. Al termine del conflitto organizza e presiede a Milano il primo congresso nazionale per l’assistenza agli invalidi di guerra. E’ membro fondatore del comitato per l’assistenza ai mutilati di guerra e consigliere dell’opera nazionale per l’assistenza agli invalidi di guerra.
A MILANO
Nel 1923, istituita l’Università degli Studi di Milano, Galeazzi entra a far parte del corpo accademico come professore di ruolo della clinica ortopedica e traumatologica per poi presiedere la facoltà di Medicina e Chirurgia dal 1932 al 1935. Nel 1936, l’anno successivo al suo pensionamento, viene nominato professore emerito di clinica ortopedica e traumatologica e nel 1945 direttore emerito dell’istituto dei rachitici. Membro di numerose società scientifiche sia italiane che straniere, contribuisce alla ricostituzione della ‘Società Italiana di Ortopedia’, diventando anche presidente e direttore del suo organo ufficiale ‘Archivio di Ortopedia’.
Galeazzi è ricordato per la descrizione della frattura grave dell’avambraccio a livello del terzo medio-distale del radio, associata alla lussazione dell’articolazione radio-ulnare distale. L’avambraccio è una struttura essenziale per le attività della vita quotidiana perché consente la pronazione e la supinazione della mano e le fratture in questa sede possono causare importanti disabilità a breve e lungo termine, soprattutto se trattate in maniera non corretta.
LA FRATTURA DI GALEAZZI
Galeazzi ha descritto la frattura che, porta il suo nome, nel 1934, pubblicando la sua esperienza di 18 casi, sebbene era già stata descritta nel 1842 da Sir Astley Cooper. Galeazzi, però, ha il merito di aver riportato il meccanismo, l’incidenza e la gestione di questa lesione e aver compreso per primo che la frattura e la lussazione dovevano essere trattate contemporaneamente. In un suo articolo (Galeazzi, 1935) viene riportato quanto segue:
‘… quando una persona cade con una mano e si frattura il radio, il peso agisce longitudinalmente sull’ulna a causa dell’improvvisa sovrapposizione dei frammenti del radio. L’ulna in proporzione al radio diventa troppo lunga e si piega inevitabilmente. Se l’osso non resiste alla forza dell’energia longitudinale si rompe. Tuttavia, quando l’osso resiste alla forza, è costretto a lussarsi all’estremità inferiore, poiché l’estremità superiore è collegata molto fortemente all’omero. Un’altra causa di lussazione è il movimento muscolare, che non avviene al momento del trauma vero e proprio, ma qualche giorno dopo. Il frammento distale del radio si prona e si avvicina all’ulna attraverso l’azione del pronatore quadrato, dell’adduttore lungo del pollice e dell’estensore breve del pollice. Questi spostano il frammento distale a spirale nello spazio tra le due ossa e verso il lato volare… Credo che la frattura avvenga prima e la lussazione ne sia la conseguenza.’
UNA COMPLESSA LESIONE TRAUMATICA
Questa complessa lesione traumatica si manifesta con dolore e tumefazione al polso e in corrispondenza dei tessuti molli del sito di frattura, confermata, poi, con una radiografia. Il trauma all’avambraccio, inoltre, può essere associato a grave sindrome compartimentale e paralisi del nervo interosseo anteriore. La lesione del nervo può causare paralisi del flessore lungo del pollice e flessore profondo dei muscoli del dito indice, con conseguente perdita del meccanismo di presa tra il pollice e l’indice.
Questa tipologia di frattura è stata chiamata ‘frattura di necessità’, perché necessita di trattamento chirurgico nell’adulto per evitare dislocazioni persistenti o ricorrenti dell’ulna distale. Tuttavia, in pazienti con immaturità scheletrica come i bambini, la frattura è di solito trattata con riduzione chiusa.
Galeazzi è ricordato anche per i sui lavori sulla dislocazione congenita dell’anca (segno di Galeazzi per valutare la lussazione dell’anca), scoliosi, tubercolosi scheletrica, osteocondrite giovanile, osteite fibrosa cistica e acondroplasia.
Numerosi contributi di Galeazzi all’Ortopedia
Galeazzi muore a Milano il 25 febbraio del 1952.
I suoi numerosi importanti studi testimoniano il suo intelletto e il suo acume scientifico e sono considerati la pietra miliare del progresso della chirurgia ortopedica in Italia.
Nel 1961 l’Istituto Ortopedico di Milano, in onore di Riccardo Galeazzi, viene ribattezzato ‘Istituto Ortopedico Galeazzi’.
Piero Palagi fondatore dell’Istituto Ortopedico Toscano e pioniere dell’ortopedia fiorentina, nel 1950, scrive così di Galeazzi:
‘Figura imponente e serena, precisa obiettività diagnostica, sicurezza ed eleganza della tecnica operatoria, eloquenza robusta e forbita, cortese e riguardoso delle altrui opinioni’.
Bibliografia:
- Riccardo Galeazzi – Wikipedia
- Galeazzi, Riccardo in “Dizionario Biografico” – Treccani – Treccani.
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- Di Th. Zimmermann THWZ) – Opera propria, CC BY-SA 3.0 de, (https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20683510)