Empedocle d’Agrigento

Empedocle d’Agrigento

Empedocle descritto nelle ‘Cronache di Norimberga‘ (1493).

Empedocle, nato in Sicilia, ad Agrigento nel 490 ac circa (e morto nel 430 ac) è considerato uno dei cosiddetti filosofi presocratici. Secondo Emile Littrè nacque nel 504 ac.
Gli vengono attribuite diverse fatiche letterarie: sull’enciclopedia del sito della Stanford University si parla di due poemi in esametri (“Sulla Natura” e “Purificazioni”) che sarebbero parti di un unico lavoro, mentre il Pazzini fa riferimento a tre opere, “Sulla Natura, “Il Carme Lustrale, secondo l’affermazione di Atenodoro, e un altro Sulla medicina, secondo l’affermazione di Diogene Laerzio.
Le notizie biografiche e del pensiero di Empedocle ci giungono più che dai frammenti delle sue opere da riferimenti provenienti dalla dossografia empedoclea. Celebre è il racconto fatto da Ippobato secondo il quale Empedocle morì gettandosi nel cratere dell’Etna per far credere che fosse diventato un dio, ma che l’Etna sfatò la menzogna rigettandone un sandalo di bronzo.
Anche secondo Empedocle, come in altri filosofi naturalisti, la materia è formata da incalcolabili quantità di particelle elementari suddivise in quattro classi: fuoco, aria, acqua e terra. Questa rappresenta la sintesi di precedenti conclusioni elaborate nelle scuole filosofiche jonica, eleatica, pitagorica.
Secondo quanto riportato da Galeno, tali “omeomerie elementari empedoclee” non si aggregano semplicemente, ma piuttosto vanno a giustapporsi le une con le altre formando dei conglomerati che costituiscono la base della materia. La materia è dunque sempre la stessa e sempre mutabile. Infatti, secondo Empedocle, le particelle elementari si aggregano in proporzioni quantitative che variano a seconda della classe di appartenenza; e proprio tali differenze di proporzione costituiscono le fondamenta che permettono ai sensi di percepire le varie forme della materia. Ne deriva inoltre che una cosa può tramutarsi in un’altra cosa al variare delle proporzioni degli elementi interni. Le forze che spingono alla trasformazione delle cose sono due: Amore e Contesa. Amore spinge all’attrazione degli elementi mentre Contesa provoca la loro repulsione.
Secondo quanto riportato sul sito della Stanford University lo stadio primitivo della cosmogonia empedoclea è formato dai quattro elementi disposti in guscio l’uno sull’altro (terra al centro, poi acqua, aria e fuoco all’esterno) dominati da Amore e disposti a costituire una Sfera. Con l’intervento di Contesa si ha la formazione di vortici che portano alla creazione del sole e dei corpi celesti.
Ad una (o due) cosmogonie empedoclee si aggiunge una (o due) zoogonie. Le specie animali, secondo Empedocle, si sarebbero formate dalla combinazione di parti di corpo che vagavano per il mondo. Ogni parte di corpo è formato dalla mescolanza degli elementi. A seconda della diversa proporzione degli elementi si formano la carne, il sangue e le ossa. In questa sorta di “processo evolutivo” si ha la creazione delle prime creature umane e la successiva differenziazione nei due sessi.
Come ci racconta Teofrasto, la sede del pensiero, secondo Empedocle, sarebbe il sangue, e non il cervello, come per Alcmeone.
Inoltre percezione e conoscenza sarebbero la stessa cosa.
Percezione dei sensi e conoscenza avverrebbero secondo un preciso meccanismo: “il simile conosce il simile” (così come anche sostenuto sempre secondo Teofrasto da Parmenide e Platone, e contrariamente da Anassagora ed Eraclito che affermano che la sensazione avviene per opera dei contrari).
L’occhio viene paragonato ad una lucerna che conserva il fuoco anche nelle procelle ed attiva la visione che è di luce, e dunque di fuoco. L’udito è il battere dell’aria mossa dal suono contro una membrana sospesa dentro l’orecchio “a guisa di sonaglio”. Sterpellone afferma (come anche E. Littrè nella sua opera di traduzione completa in francese dell’opera ippocratica nel 1839-1861) che Empedocle scoprì il labirinto dell’orecchio interno considerandolo l’organo fondamentale per l’udito.
Per quanto riguarda altre funzioni vitali, la respirazione avverrebbe non solo attraverso i polmoni, ma anche tramite i “pori” cutanei, secondo quanto riportato da Aezio, e il sangue compirebbe un movimento ondoso dall’interno alla periferia e dalla periferia al centro.
La nutrizione avverrebbe per una “putrefazione” degli alimenti e una successiva assimilazione del simile verso il simile per cui le sostanze si depongono nelle sostanze a loro omogenee.
Per quanto riguarda la generazione, maschio e femmina avrebbero entrambi un proprio seme ed il sesso del nascituro sarebbe definito dalla “calidità” o “frigidità” esistente in preponderanza in uno dei due genitori. Secondo Empedocle il primo organo che si forma nell’embrione sarebbe il cuore perché, come riferito da Censorino “massimamente contiene la vita dell’uomo”. La nutrizione fetale si compirebbe attraverso i vasi dell’ombelico che terminano nel fegato.
Censorino riporta:

“Sul fatto che dal seme emesso dalle parti di destra nascano i maschi, mentre da quelle di sinistra le femmine, Anassagora ed Empedocle concordano. Ma le loro teorie…differiscono sulla somiglianza dei figli, a proposito del quale problema Empedocle così dicono si sia pronunciato. Se nello sperma dei genitori vi è stato un uguale calore viene procreato un maschio simile al padre; se un uguale freddo, una femmina simile alla madre. Se poi quello del padre sarà caldo e quello della madre freddo, nascerà un fanciullo che riporta il viso della madre; ma se sarà caldo quello della madre, freddo invece quello del padre, nascerà una fanciulla che risulterà simile al padre”.

Riguardo all’idea empedoclea sul sonno e la morte, Aezio scrive:

Empedocle crede che il sonno provenga da un misurato raffreddamento del sangue, mentre la morte, invece, se il raffreddamento è assoluto”.

Empedocle va anche probabilmente considerato come uno dei primi grandi igienisti della storia. Secondo Diodoro di Efeso egli domò una pestilenza insorta a Selinunte causata dai miasmi del fiume facendovi confluire altri due fiumi. 

Galeno (così come riportato dalla numerazione A34 di Diels-Kranz per i presocratici) afferma: 

“Empedocle riteneva che la natura dei corpi composti derivasse da quattro elementi immutabili, essendo questi elementi primari così mescolati tra loro, come se si mescolassero, tritandoli e riducendoli in sottile polvere, ruggine, allume di rocca, calamina e vetriolo, sicché nessuno di essi possa tornare e separarsi dalle altre…Primo tra essi, Ippocrate rivelava la mescolanza degli elementi: …e in ciò differiva da Empedocle: anche costui infatti afferma che gli uomini e tutti gli altri corpo terrestri sono generati da quegli stessi elementi dai quali anche Ippocrate li fa derivare; ma non li concepisce realmente mescolati (kekramènon) tra loro, bensì in piccole parti adiacenti e in contatto”.

A riguardo, Mario Vegetti, nel suo testo del 1961 sulle opere ippocratiche, afferma:

la testimonianza di Galeno è importante perché nonostante egli dimentichi la qualità anche psichica degli elementi empedoclei, e commenti in questo luogo la Natura dell’Uomo, opera che prescinde dalla critica di Antica Medicina, tuttavia puntualizza bene la distanza che separa la krasis ippocratica, di natura chimico-biologica, dalla “mescolanza ” pur sempre fisica e meccanica degli elementi empedoclei, che per il loro carattere sostanziale non possono evidentemente perdere individualità“.

 


Autore: Dott. Concetto De Luca (novembre 2010)


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