Domenico Cotugno e la sua nuova idea dell’orecchio interno

Domenico Cotugno e la sua nuova idea dell’orecchio interno

Tavola 1 del “De acquæductibus auris humanæ internæ anatomica dissertatio” di Domenico Cotugno (1761)

Tavola 2 del “De acquæductibus auris humanæ internæ anatomica dissertatio” di Domenico Cotugno (1761)

Fino alla metà del XVIII secolo, il pensiero sul modo in cui funzionava l’orecchio interno era ancora dominato dall’idea aristotelica di una “aer implantus“. Dopo duemila anni risuonavano ancora le parole del filosofo greco:

Alcuni animali possiedono per buona ragione l’udito nella regione intorno alla testa, giacché la parte che viene detta vuota è piena di aria, e diciamo quindi che la parte sensibile dell’udito è fatta di aria.

Nel frattempo c’erano stati solo pochi che avevano osato esprimersi apertamente contro questa opinione. Il medico tedesco G. C. Schelhammer nel 1684 espresse il dubbio che ci fosse un’aria impiantata nell’orecchio, ma non offriva alcuna teoria sostitutiva. Il medico bolognese Antonio Maria Valsalva (1704), l’anatomista francese Raymond Vieussens (1714) ed il medico tedesco Johann Friedrich Cassebohm (1734) suggerirono la presenza di un fluido, ma lo fecero con poca convinzione perché continuavano a parlare di “aer implantus“. Nel 1739, il medico olandese Herman Boerhaave (Voorhout, 31dicembre 1668 – Leida, 23settembre 1738) iniziò a parlare in maniera abbastanza specifica della presenza di un fluido all’interno del labirinto osseo dell’orecchio interno.


Schema dell’orecchio come lo conosciamo oggi.

Secondo quanto riporta il grande fisiologo svizzero Albrecht von Haller nei suoi “Primi Elementi di Fisiologia” (1766), il suono è causato da tremori dell’aria prodotti dal corpo sonoro. Questi tremori vengono raccolti dall’orecchio, si rinforzano per riflessione delle ossa dure e della cartilagine, fino a battere la membrana timpanica; allora si ripercuotono nella catena degli ossicini e si trasmettono alla finestra ovale dell’orecchio interno. L’ultimo ossicino, la staffa, comprime la polpa nervosa del vestibolo. Per quanto riguarda la chiocciola, Haller ne confessa l’ignoranza della funzione


Un pioniere delle neuroscienze

Domenico Cotugno (Ruvo di Puglia, 29gennaio 1736 – Napoli, 6ottobre 1822)

Frontespizio del “De Aquaeductibus auris humanae internae” di Domenico Cotugno.

Domenico Cotugno, un pioniere delle neuroscienze, fu il primo a dimostrare la presenza di un fluido sieroso nel labirinto osseo dell’orecchio interno ed il primo ad associarlo alla trasmissione del suono. Egli credeva che le onde sonore spostassero la catena degli ossicini dell’orecchio medio che a loro volta sposta il fluido labirintico, considerato che i toni potevano essere percepiti dai canali semicircolari ma venivano analizzati nella coclea.

Quando egli aveva solo 25 anni, nel 1761, la sua dissertazione, “De Aquaeductibus auris humanae internae“, precedette il lavoro del fisiologo tedesco Hermann von Helmholtz (Potsdam, 31agosto 1821 – Berlino-Charlottenburg, 8settembre 1894) . In esso descrisse il vestibolo, i canali semicircolari e la coclea. Dimostrò il fluido labirintico e prese in considerazione i meccanismi di risonanza, trasmissione del suono ed udito. Cotugno descrisse le colonne nella lamina a spirale ossea della coclea conosciute come “colonne del Cotugno“. La sua descrizione del nervo nasopalatino ed il suo ruolo nello starnuto hanno anticipato il lavoro del grande anatomico Antonio Scarpa.


una nuova teoria

Tavola 1 del “De acquæductibus auris humanæ internæ anatomica dissertatio” di Domenico Cotugno (1761). La figura 1 rappresenta l’osso petroso destro nell’uomo. Le figura 2 e 3 mostrano il labirinto destro integro da diverse prospettive. La figura 4 mostra l’osso temporale nel feto umano maturo. La figura 5 rappresenta parte dell’osso petroso sinistro nell’uomo adulto. La figura 6 esibisce il labirinto estratto dall’osso petroso destro. La figura 7 ostenta l’apice della coclea destra.

Cotugno dimostrò che il suono si poteva propagare anche nei liquidi: nel vestibolo c’è un umore, il liquido endolabirintico (linfa cotugnana). In questo liquido, anziché nell’aer congenitus aristotelico egli pone tutto il meccanismo della funzione uditiva: Cotugno paragonò la chiocciola alla funzione di risonanza di un clavicembalo, in cui si ponevano sulla lamina spirale una serie di ‘corde‘ di varia lunghezza.

Cotugno ebbe il sostegno di varie personalità, tra cui Giovan Battista Morgagni, ma incontrò numerose obiezioni, in primis quella dei membri dell’Accademia delle Scienze di Bologna, i quali sostenevano che la linfa fosse un elemento patologico e che non si potesse provare che l’orecchio contenesse del liquido; anzi sembrava impossibile che potesse racchiudere l’elevata quantità di liquido indicata dal medico napoletano.


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