Dopo l’incremento esponenziale della curva dei contagi in Sardegna tra la fine fi giugno e tutto il mese di luglio, l’andamento del numero di nuovi casi di diagnosi di infezioni da virus SARS-CoV-2 sembra essersi stabilizzato sui 2.200 casi settimanali (poco più di 300 giornalieri) durante il mese d’agosto. Nonostante la campagna vaccinale il numero dei contagi non diminuisce. La causa di questo fenomeno sembra essere collegato all’alto tasso di socialità estivo in una regione ad alta vocazione turistica ed alla capacità di trasmissione della variante delta.
D’altra parte si continua ad assistere al nuovo fenomeno della dissociazione tra contagi e ricoveri: la pendenza dell’incremento dei ricoverati in area medica e terapia intensiva tende ad essere più piatta rispetto a quello dei contagi.
CRESCONO I CONTAGI IN SARDEGNA. CRESCONO MENO I RICOVERI OSPEDALIERI
Siamo in questo momento a 150 degenze ospedaliere, cioè un numero equivalente al picco della prima ondata (marzo 2020), quella del lock-down duro e puro e di metà ottobre 2020, quando il numero dei contagiati era meno della metà degli attuali.
In tutto ciò si assiste ad un altro fenomeno di cui al momento non ci si riesce a dare una ragione plausibile, ed è il forte interessamento dei focolai nel Sud-Sardegna rispetto al nord dell’Isola.
A parte ciò. diciamo pure che se le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono in affanno per la mole di lavoro, i reparti di degenza non sono sotto stress lavorativo eccezionale (occupazione terapie intensive intorno il 10% ed reparti di degenza intorno al 15%).
INTANTO IN GRAN BRETAGNA
In Gran Bretagna, nazione con un alto tasso di vaccinazione (in Sardegna somministrate quasi 2 milioni di dosi di vaccino; in GB il 76% della popolazione adulta ha completato il ciclo vaccinale) ed elevato tasso di socialità le curve epidemiologiche hanno curve molto simili rispetto a quelle sarde.
Ora, se andiamo a leggerci un articolo pubblicato ieri su Nature(“How do vaccinated people spread Delta? What the science says” di Nidhi Subbaraman) vediamo come i numeri della Sardegna sembrano essere coerenti con lo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Scientifica.
“I dati emergenti suggeriscono che Delta potrebbe diffondersi più facilmente di altre varianti di coronavirus tra le persone vaccinate contro il COVID-19.
Ma le domande chiave rimangono“. Afferma l’autore dell’articolo.
QUANTO E’ CONTAGIOSA LA VARIANTE DELTA?
I dati dei test COVID-19 negli Stati Uniti, nel Regno Unito e a Singapore mostrano che le persone vaccinate che vengono infettate dalla variante Delta del SARS-CoV-2 possono trasportare tanto virus nel naso quanto le persone non vaccinate. Ciò significa che, nonostante la protezione offerta dai vaccini, una parte delle persone vaccinate può trasmettere la variante Delta, forse aiutando la sua diffusione.
I risultati sottolineano l’importanza di misure protettive come indossare maschere al chiuso per ridurre la trasmissione. I ricercatori sottolineano che i vaccini COVID-19 sono protettivi contro malattie gravi e morte, ma i dati sulla trasmissione della variante Delta mostrano che
“le persone vaccinate devono ancora prendere precauzioni”,
afferma David O’Connor, virologo dell’Università del Wisconsin-Madison.
LA RICERCA IN SINGAPORE
Tuttavia, le persone vaccinate portatori della variante Delta potrebbero rimanere infettive per un periodo più breve, secondo i ricercatori di Singapore che hanno monitorato le cariche virali per ogni giorno di infezione da COVID-19 tra le persone che erano e non erano state vaccinate. Le cariche virali delta erano simili per entrambi i gruppi per la prima settimana di infezione, ma diminuivano rapidamente dopo il giorno 7 nelle persone vaccinate.
In uno studio eseguito in Gran Bretagna, presso la prestigiosa Imperial Collegedi Londra, i risultati hanno suggerito che tra le persone risultate positive, quelle che erano state vaccinate avevano in media una carica virale inferiore rispetto alle persone non vaccinate.
LA RICERCA IN GRAN BRETAGNA
Paul Elliott, un epidemiologo dell’Imperial, afferma che questi risultati differiscono da altri studi perché questo studio ha campionato la popolazione in modo casuale e ha incluso persone che sono risultate positive senza mostrare sintomi.
E IN ITALIA?
Tornando in Italia ed al nostro green-pass, cosa vuol dire tutto ciò? Vuol dire un paio di cose: il green-pass non è la panacea a tutti il mali del Covid ma può ridurre la trasmissione del virus e meglio ancora il rischio di ospedalizzazione e morte. Ma bisogna sempre considerare che siamo di fronte ad un virus nuovo, di cui non conosciamo a tutt’ora le potenzialità, verso il quale le uniche armi efficaci sono state il distanziamento sociale, le mascherine ed il vaccino, e che il tempo rimane sempre un’incognita da non sottovalutare, sia in termini di capacità del virus di mutare che capacità umana di difendersi.
Articolo del dott. Concetto De Luca (13 agosto 2021)