Anassagora
Anassagora (Clazomene, 496 ac – Lampsaco, 428 ac circa) è annoverato tra i “fisici pluralisti” insieme ad Empedocle e Democrito. Fu il primo filosofo a “importare” la filosofia nella penisola greca, più precisamente ad Atene (prima di lui la filosofia era diffusa solamente nelle colonie greche dell’Asia Minore e della Magna Grecia).
Nel 462 ac si stabilì nella Atene governata da Pericle. Questa città era un importante centro culturale per l’epoca. Anassagora formulò nuove ipotesi, in cui giunse alla conclusione che esistono, sparse in tutto l’universo, sostanze semplici, in continuo movimento. Sono particelle piccolissime che si raggruppano e si separano dando origine alle cose ed agli esseri. Il movimento continuo è impresso alle particelle da una sostanza leggera e sottile, diffusa in tutto l’universo. Anassagora formulò inoltre ipotesi anche sul moto dei corpi celesti. Per le sue affermazioni fu considerato empio e fu allontanato da Atene.
Molto importante in Anassagora è anche il discorso della percezione sensibile che avviene per contrasto. Un oggetto può contenere per esempio sia semi di caldo che di freddo. Dipende poi dalla nostra condizione momentanea quale dei due sentiamo. Se siamo per esempio accaldati sentiremo i semi di freddo, al contrario sentiremo quelli di caldo se siamo stati esposti al freddo.
Anassagora approfondì anche il problema della conoscenza umana, sviluppando delle idee piuttosto originali. Schematicamente furono tre i concetti essenziali della sua teoria gnoseologica: 1) l’esperienza e le sensazioni; 2) la memoria; 3) la tecnica.
LA CONOSCENZA
Il filosofo di Clazomene colse e sottolineò in particolare la centralità dell’esperienza, senza la quale nessuna conoscenza sarebbe stata possibile: l’esperienza, cioè il rapporto con il mondo, implicava naturalmente la sensibilità, ossia la capacità di subire modificazioni sotto l’influsso di oggetti esterni. Il contenuto delle sensazioni si depositava poi nella mente sotto forma di memoria, cioè quella facoltà che rendeva possibile la conservazione delle esperienze e delle conoscenze acquisite. L’accumulazione e l’organizzazione di tali conoscenze nella memoria generava la sapienza (sophia), da cui nasceva la tecnica, cioè la capacità di utilizzare le conoscenze per costruire oggetti e modificare la natura. La tecnica si basava soprattutto sulla manualità, tanto che Anassagora ritenne che fossero state proprio le mani gli organi che avevano dato all’uomo la superiorità sugli altri animali.
Aristotele riporterà e contesterà questa tesi sostenendo che le mani e la manualità sono l’effetto e non la causa dell’intelligenza umana. Il filosofo inoltre approfondì anche il meccanismo fisiologico della conoscenza, pervenendo ad una concezione opposta a quella di Empedocle: all’origine delle percezioni umane c’erano i contrasti tra elementi opposti (con il caldo si percepiva il freddo, con il dolce l’amaro eccetera), quindi si conosceva sulla base del dissimile, e non del simile.
filosofia e scienza
Mario Vegetti, nel suo libro su opere ippocratiche del 1961, afferma che:
“la testimonianza e la polemica di Platone nei confronti di Anassagora rivestono un notevole interesse perché mostrano come in Anassagora abbia avuto inizio quel processo di distinzione – e di reciproca rivalutazione – di filosofia e scienza della natura, o da un altro punto di vista di verità e realtà, che trova uno dei compimenti in Antica Medicina“.
Emile Littrè riferisce che Anassagora supponeva che il feto maschile avesse sede nella parte destra dell’utero mentre quello femminile sul lato sinistro. Questa teoria fu accolta da Ippocrate negli “Aforismi“. Egli sosteneva (come Littrè riprende da Aristotele) che la causa delle malattie acute risiedeva nella bile.
Autore: Dott. Concetto De Luca (dicembre 2010)