Clemente Susini e le sue cere
Clemente Michelangelo F. Susini nacque il 18dicembre 1754 a Firenze. Il giovane Susini avviò presto gli studi artistici, diventando esperto, oltre che nella ceroplastica, nella pittura su vetro, nell’incisione in rame e nella lavorazione della scaiola. Nel 1771 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti dimostrando un ottimo profitto; nel 1772 lavorava già nello studio del noto scultore Pompilio Ticcianti (1706-1777), quando fu notato da Francesco Piombanti, segretario delle “RR Fabbriche“, che lo presentò al fisico ed anatomista Felice Fontana (1730-1805). Questi, che stava allora organizzando, col pieno supporto del Granduca Pietro Leopoldo, l’officina di ceroplastica del Regio e Imperiale Museo di Fisica e Storia Naturale (detto La Specola), lo assunse come assistente dello scultore livornese Giuseppe Ferrini e aiuto settore.
l’inizio della carriera di ceroplasta
La tecnica di modellamento delle cere era stata introdotta a Firenze nel 1770 da Bologna, ad opera di Giuseppe Galletti (1738-1819), chirurgo dell’Arcispedale di Santa Maria Nuova. Galletti aveva assunto allora lo scultore Ferrini per la realizzazione di alcuni modelli ostetrici e anatomici che erano stati presto notati da Fontana. Nel 1771, quest’ultimo aveva chiesto al Granduca di finanziare un laboratorio di ceroplastica come parte del museo; Pietro Leopoldo fu dapprima contrario all’idea, avendo disgusto per le pratiche settorie, ma alla fine Fontana riuscì a convincerlo argomentando che una raccolta completa di modelli anatomici avrebbe reso superflua la dissezione dei cadaveri.
Come detto sopra, Fontana, esecutore delle prime dissezioni, ingaggiò proprio Ferrini (malgrado le proteste di Galletti), e successivamente il diciannovenne Clemente Susini, in qualità di secondo modellatore e aiuto settore; assunse poi il dissettore Antonio Matteucci e il pittore Claudio Valvani che, almeno inizialmente, realizzò disegni e tabelle esplicative. Negli anni successivi vennero ingaggiati altri dissettori, modellisti e lavoranti, alcuni dei quali si dedicarono a compiti specifici come il posizionamento dei vasi sanguigni e linfatici e dei nervi.
modellatore capo
Nel 1782 Clemente Susini fu nominato modellatore capo in seguito al licenziamento di Ferrini, riconosciuto colpevole di aver truffato il museo per aver sottratto argento alle lamine usate per i modelli. Secondo la stessa fonte (Maerker 2011), Susini fu costretto dalle minacciose pressioni di Fontana a testimoniare contro il collega. Anche se non si hanno notizie precise a riguardo, risulta che il Ferrini, trasferitosi alla Corte di Napoli, continuò la sua attività presso la locale Scuola di Ceroplastica fondata da Domenico Cotugno (1736-1822), la terza in Italia dopo quelle di Bologna e Firenze.
Prima che Ferrini lasciasse Firenze, Susini aveva collaborato con lui nella realizzazione della famosa statua smontabile di donna gravida in grandezza naturale (1,64 metri di lunghezza) nota in seguito col nome di Venere dei Medici, la prima di numerose altre veneri.
dissezioni e modelli
La maggior parte delle dissezioni era modellata sulle illustrazioni pubblicate dai più famosi anatomisti: Fontana, Mascagni, Scarpa, Cotugno e oltre venti europei, tra i quali va ricordato Albinus (1697-1770), celebre per le sue tavole sull’apparato scheletrico muscolare e sui nervi. Come risulta dalle “Filze dei Conti” degli archivi di La Specola, dalle affermazioni dell’anatomista Antonio Scarpa e dal fatto che nei modelli sono riprodotte le variazioni anatomiche, tutti i preparati eseguiti a La Specola furono fedelmente copiati dal cadavere. Nel 1780, in seguito alla visita a La Specola di Giuseppe II (1741-1790) di Asburgo-Lorena, fratello maggiore del Granduca Pietro Leopoldo, in compagnia di Giovanni Alessandro Brambilla (1728-1800), suo chirurgo personale e consigliere, l’imperatore austriaco aveva ordinato un tal numero di modelli che Pietro Leopoldo pose il veto alla richiesta sulla base del fatto che avrebbe interferito con l’attività del Museo. La commissione fu poi accettata, sia pure molto a malincuore dallo stesso Fontana, che organizzò un secondo laboratorio nella propria abitazione, assunse molti collaboratori (oltre 200) e fu coadiuvato da Clemente Susini e da Paolo Mascagni, che ebbe il ruolo di supervisore del progetto. Nel lasso di circa un lustro vennero prodotte ben 1192 cere, che raggiunsero Vienna tra il 1784 e il 1788.
una collaborazione con gli austriaci
Le cere furono collocate nella Cesareo-Regia medico-chirurgica Accademia Josephina, che fu inaugurata il 7 novembre 1785 con una prolusione dal titolo “La preminenza e l’uso della chirurgia” tenuta dal primo direttore Giovanni Alessandro Brambilla. Dal 1782 al 1785 il Susini, sotto la direzione di Mascagni, realizzò diverse statue di linfatici per La Specola che non sono firmate; tra le 12 dello Josephinum, il solo modello 191 presenta l’iscrizione con la sua firma sotto l’ascella sinistra.
Egli non solo partecipò ai lavori per le cere di Vienna, ma corresse alcuni errori imposti da Mascagni ai ceroplasti per rendere le preparazioni diverse da quelle di Albinus. Dal 1784 fu affiancato da un secondo modellatore: il suo allievo Francesco Calenzuoli (1769-1849).
GRANDi OPERe
Dal 1799 fu assunto dall’Accademia di Belle Arti di Firenze dove insegnò disegno dal vero e ricoprì l’incarico di esaminatore. Nei quarant’anni di lavoro al Museo, egli effettuò o sovrintese personalmente alla produzione di oltre 2000 modelli.
Oltre alle cere anatomiche per la Specola e per Vienna, Susini produsse altri modelli per commissioni pervenute al Museo, ormai divenuto celebre in tutta Europa.
Tra di esse, spiccano le due statue di maschio e femmina (scomponibile) con la preparazione dei linfatici, ordinategli da Antonio Scarpa dell’Università di Pavia, la bellissima testa con preparazione del nervo facciale realizzata nel 1798 per il Museo di Storia Naturale di Parigi, e la collezione delle cere anatomiche realizzate per Cagliari in collaborazione con l’anatomista sardo Francesco Antonio Boi (1767-1850).
il museo delle cere di cagliari
La collezione si compone di sole 23 vetrine per un totale di 78 pezzi e quindi, da un punto di vista quantitativo, non può essere confrontata con le collezioni di La Specola e dello Josephinum, che contengono centinaia di vetrine con oltre un migliaio di esemplari. La sua particolarità risiede nel fatto che le cere di Cagliari rappresentano la maturità artistica di Clemente Susini e il risultato della sua collaborazione con l’anatomista Francesco Antonio Boi, esecutore delle dissezioni. Inoltre, tutti i modelli sono originali e alcune preparazioni, che sembrano complementari a quelle di La Specola, illustrano invece ulteriori dettagli anatomici mancanti o meno precisi in quella raccolta.
I modelli cagliaritani
I modelli cagliaritani sono stati realizzati nell’officina del Museo di La Specola di Firenze negli anni 1803-1805 e furono commissionati da Carlo Felice di Savoia, viceré di Sardegna, attraverso Boi, che stava trascorrendo un anno sabbatico nella divisione di anatomia dell’ospedale generale (Arcispedale) di Santa Maria Nuova, diretta da Paolo Mascagni. Nei tre anni in cui lavorò con Boi, Susini, non più sotto la tutela del vecchio Direttore, si trovò libero di esprimere finalmente se stesso: Fontana infatti aveva perso interesse nella supervisione dei lavori in cera, perché impegnato nel suo laboratorio privato alla realizzazione dei modelli smontabili in legno ordinatigli da Napoleone Bonaparte.
Modelli realistici ed autentici
È un dato di fatto che i modelli di Cagliari siano più realistici; non comprendono Veneri né figure in posa, ed i volti, veri e propri ritratti, non hanno la “pelle rosea” di quelli di La Specola e dello Josephinum; inoltre, come accade nei moderni atlanti anatomici, non vengono sottolineati gli aspetti macabri del cadavere. Anche la destinazione sembra essere diversa: per i molti riferimenti all’anatomia clinica, i preparati sembrano essere selezionati per dare agli studenti di medicina le informazioni utili alla loro formazione professionale, piuttosto che per rendere l’anatomia più attraente al pubblico o per educare i cittadini.
Le vetrine hanno un cartellino originale con la data e la firma di Susini: un’attestazione di autenticità assente nelle altre collezioni di cere fiorentine, neppure in quelle acquistate per conto dell’Università di Bologna dallo studio di Susini nel 1810.
Oltre a rappresentare un esempio di come l’anatomia può essere trasfigurata in arte, i modelli di Susini-Boi mantengono ancora, due secoli dopo il loro completamento, uno straordinario valore scientifico e didattico
storia del museo di cagliari
Nel 1805 le cere arrivarono a Cagliari, acquistate da Carlo Felice per il suo museo di antichità e storia naturale, ospitato nel Palazzo Reale. Entrate in possesso dell’Università, le cere anatomiche vennero trasferite nel 1858 a Palazzo Belgrano, sede dell’Ateneo, e affidate in custodia al docente di Anatomia. Nel 1923 sono nuovamente spostate, questa volta all’interno del nuovo Istituto di Anatomia, in via Porcell. La raccolta delle cere del Susini negli anni ’60 fu riparata personalmente dal direttore dell’istituto di Anatomia umana Luigi Cattaneo e riportate all’antico splendore. Nel 1964, prima di lasciare Cagliari per Bologna, Cattaneo curò la preparazione della prima edizione del catalogo delle cere anatomiche cagliaritane, poi pubblicato nel 1970 dall’Editore Sansoni. Nel 1991 per l’interessamento del curatore della collezione, il professor Alessandro Lodovico Riva e del rettore dell’Università, il professor Duilio Casula, le cere del Susini vengono collocate in esposizione permanente nella “Sala pentagonale” della Cittadella dei Musei, in piazza Arsenale.
vedi:
-
“Biografia di Clemente Susini” del professor Alessandro Riva
- La Venere Perturbante, di Joanna Ebenstein (Logos, 2017)
- Guida su internet del Museo delle Cere di Cagliari
- http://pacs.unica.it/cere/?page_id=544
- https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_delle_cere_anatomiche_Clemente_Susini