SULLA TOSSE CONVULSIVA O COQUELUCHE (O DIFTERITE)
“Fra le malattie più diligentemente osservate e riguardate quasi per nuove nel secolo XVI si annovera anche la tosse convulsiva.
Nel 1510 ricomparve in Francia accompagnata da cefalee, cardialgie, da lombaggini, da febbre acuta, da delirio, non che da una certa avversione a qualsivoglia cibo animale.
Gli atrocissimi dolori di testa costrinsero gli ammalati a coprirsi con un cappuccio (cucullio) donde la malattia trasse il nome coqueluche. Fu chiamata anche tussis quinta.
Questa malattia uccise un numero innumerabile di fanciulli e bambini, e siccome il suono prodotto nell’inspirazione somigliava alquanto alla voce dei polli, acquisto anche il nome di ‘male del pollo’.
Nessuno dei sessi fu esente dalla malattia. I salassi ed i purganti accrescevano la violenza del male, e tutt’al più recò qualche vantaggio il bolo armeno unito a dei becchici (espettoranti) dolci.
La tosse convulsiva si rese ancor più nota nel 1580, in cui parve combinata con la costituzione pestilenziale dominante. A Faenza i bambini cessavano di vivere nel quarto giorno, e fino dai primi momenti sviluppavasi una febbre acuta accompagnata da straordinaria spossatezza. A Roma uccise 9.000 fanciulli. La cura era limitata a blandissimi espettoranti.
I Francesi le diedero anche il nome di ‘maladie des montons’, atteso il suono particolare cagionato dall’inspirazione. I medici olandesi la derivarono dall’umidità dell’atmosfera e dall’aria mefitica delle paludi.”