Prime correlazioni tra tireotossicosi ed aritmia cardiaca

PRIMO APPROCCIO STORICO TRA TIREOTOSSICOSI ED ARITMIA CARDIACA

“C’è una malattia che io ho incontrato in cinque casi, che coincide con quella che sembra essere la cardiomegalia, e rispetto alla quale, per quanto ne so io, nessun scritto medico ha ravvisato tale collegamento. La malattia cui alludo è l’ingrossamento della ghiandola tiroidea.
Il primo caso di questa coincidenza che ho mostrato è stato quello di Grace B., una donna sposata, di 37 anni, durante l’agosto del 1786. Sei anni prima di questo periodo ella prese freddo durante il periodo del parto, e per un mese soffrì di una vera febbre reumatica acuta; successivamente divenne soggetta a palpitazioni cardiache che aumentavano con l’esercizio fisico, con graduale incremento in forza e frequenza, cosicché, quando veemente, ogni sistole cardiaca scuoteva l’intero torace.
Il suo polso era di 156 battiti al minuto, pieno e forte, simile in entrambi gli arti, con forza irregolare ed intermittente almeno una volta ogni sei battiti. Ella non aveva tosse, tendenza allo svenimento, o colore bluastro della pelle, ma aveva durante la notte senso di costrizione e difficoltà di respiro accompagnati da una piccola quantità di sangue nella saliva. Ella riferiva di soffrire di violenti e frequenti accessi dolorosi nella parte inferiore dello sterno.
Circa tre mesi dopo il parto, mentre allattava il suo bambino, percepì una bozza della dimensione di una noce sul lato destro del collo. Questo continuava ad aumentare di dimensioni fino al periodo in cui venne da me, quando occupava entrambi i lati del collo, e aveva raggiunto dimensioni enormi, così da proiettarsi davanti al margine inferiore della mandibola. La parte accresciuta era la ghiandola tiroidea. Le arterie carotidi erano distese su entrambi i lati; gli occhi protrudevano dalle loro orbite, e l’espressione del volto appariva agitata e piena di dolore, specialmente durante gli sforzi fisici, come io ho visto raramente. Ella non soffriva di dolore alla testa, ma era frequentemente affetta da capogiro.
Da tre settimane aveva perdita dell’appetito, e sete, e da una settimana aveva rigonfiamento edematoso delle gambe e delle cosce, accompagnato da riduzione della diuresi, con urine molto colorate, e deposito di sedimento. Fino all’inizio dello stato anasarcatico, aveva sofferto di sudorazioni notturne, che scomparvero del tutto con la comparsa dello stato edematoso. Ella era frequentemente stanca al mattino, e spesso rimetteva vomito tinto di bile.”


caleb hillier parry

Caleb H. Parry (Cirencester, 21ottobre 1755 – Bath, 9marzo 1822)

La descrizione è di Caleb Hillier Parry, 1755-1822, che viene ricordato soprattutto nell’eponimo della Sindrome di Parry–Romberg, o emiatrofia facciale o atrofia emifacciale progressiva, la quale è una malattia rara e incurabile che colpisce i tessuti craniofacciali.
Le osservazioni di Parry furono confermate da molti altri clinici nella rimanente parte del XIX secolo. Essi furono Graves nel 1835, von Basedow nel 1840, Lockridge nel 1879, e Moebius nel 1896.

Sebbene il nome di Graves sia collegato alla tireotossicosi con il gozzo esoftalmico, la descrizione della malattia da parte di Parry anticipa quella di Graves di 49 anni.


tratto da

 

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