LE ONDE DI EINTHOVEN
L’interesse del cardiologo olandese Willem Einthoven per l’elettrocardiografia fu stimolato, durante i suoi studi, dall’illustre fisiologo Franciscus Donders (Tilburg, 27maggio 1818 – Utrecht, 24marzo 1889), che a quel tempo studiava l’azione delle correnti del cuore. Questa era parte del suo smisurato e duraturo interesse verso l’intera disciplina delle scienze fisiche.
Un anno dopo la sua laurea in Medicina all’Università di Utrecht, Einthoven, con il supporto del suo maestro Donders, fu nominato professore di Fisiologia ed Istologia nell’Università di Leida. Allora egli aveva solo 26 anni, ma la sua fama si stava già attestando grazie alla pubblicazione del suo articolo “On the Law of Specific Nerve Energies“.
LA DENOMINAZIONE DELLE ONDE ELETTROCARDIOGRAFICHE DI WALLER ED EINTHOVEN
Il progresso dell’elettrocardiografia come uno strumento clinico deve essere attribuito ad Einthoven. I contributi iniziali del cardiologo britannico Augustus Desirè Waller (Parigi, 18luglio 1856 – Londra, 11marzo 1922) furono prettamente di natura fisiologica, e dovettero passare molti anni prima che anche lui iniziasse ad apprezzarne le potenzialità e l’utilità in ambito clinico.
Waller utilizzò le lettere A, B, C, D per designare le deflessioni ottenute con l’elettrometro capillare. Einthoven utilizzò invece le lettere P, Q, R, S, T. Questa nomenclatura ebbe subito successo e da allora rimase inalterata. Nel 1922, quando Waller pubblicò il suo libro “The Electrical Action of the Human Heart“, egli dichiarò:
“Il galvanometro di Einthoven rispetto all’elettrometro capillare è come il microscopio al alta risoluzione rispetto a quello a bassa. Esso ha aperto un nuovo capitolo nello studio clinico della patologia cardiaca, e svolge un ruolo importante nella letteratura medica che non esibisce i segni della sua origine fisiologica.”
le lettere di Einthoven
Ma perché Einthoven utilizzò le lettere PQRST per descrivere le onde dei propri elettrocardiogrammi?
Secondo lo Snellen, il biografo ufficiale di Einthoven, egli aveva come punto di riferimento uno schema di Cartesio che utilizzava dei punti chiamati P e Q per descrivere delle onde grafiche.
Dunque, di fronte ai suoi tracciati elettrocardiografici, Einthoven preferì non usare le prime lettere dell’alfabeto (A,B, ecc.) come Waller. Egli partì dalla parte intermedia dell’alfabeto (P,Q, ecc.), avendo presente il punto P di Cartesio, per poter eventualmente aggiungere delle lettere sia prima che dopo a quelle da lui usate.
Il punto “P” rappresenterebbe secondo l’idea di Einthoven la prima onda successiva al punto di origine chiamato “O“. Q,R,S,T ed U sono altre onde che succedono. Einthoven non ne doveva descrivere necessariamente la causa, ed avrebbe potuto anche aggiungerne delle eventuali precedenti al punto di origine.
FRANCOBOLLO COMMEMORATIVO
Notare che nel francobollo stampato per l’80° anniversario della descrizione del “Triangolo di Einthoven” (1993) il tracciato elettrocardiografico (nella derivazione periferica II) mostra dopo la P un’onda A (che sostituisce il QRS) e un’onda B (che sostituisce quella T). Questa etichettatura del tracciato fu usata per un certo periodo (in un caso, misteriosamente dallo stesso Einthoven) in una specie di fusione dell’elettrocardiografia einthoveniana con quella walleriana.
Tratto da:
- “The history of Cardiology” di L. Acierno, cap, 24
- http://circ.ahajournals.org/content/98/18/1937.full.pdf