Sapore di Lampone, Sapore di Morte: L’incidente dell’Elixir Sulfanilamide del 1937
Presentazione dei Fatti
Negli anni ’30 del novecento era ampiamente riconosciuto che la Legge su Alimenti e Farmaci del 1906 era oramai obsoleta, ma aspri disaccordi ne impedivano la sostituzione. Fino al 1937, la maggior parte dei problemi avevano trovato una qualche risoluzione, ma la situazione del Congresso era fondamentalmente di stallo. In questo anno vi fu lo scioccante caso di una serie di circa 100 decessi di pazienti che avevano fatto uso di un farmaco palesemente non sicuro. L’incidente affrettò la promulgazione finale nel 1938 della Legge Federale su Alimenti, Farmaci e Cosmetici, e dello statuto che tuttora rimane la base per la regolazione di questi prodotti da parte della FDA.
L’articolo di Carol Ballentine:
“Nessuno, a parte Dio e me stesso, può sapere quello che ho vissuto negli ultimi giorni. Personalmente, ho rapporti con la morte da quando ho ricevuto il mio grado di Medical Doctor alla Tulane University School of Medicne insieme al resto del mio corso. Convington County (SudEst del Mississippi) è stata la mia casa. Io ho praticato la mia professione in questo luogo per diversi anni. Nessun dottore che avesse lavorato oltre 25 anni ha mai condiviso questo carico di morti.
Ma realizzare che sei esseri umani, tutti miei pazienti, uno dei quali era il mio miglior amico, sono morti perché hanno preso la medicina che io ho loro prescritto innocentemente, e realizzare che tale medicina, che io avevo usato per degli anni in casi simili, era improvvisamente diventata un veleno mortale in una forma rinnovata e più moderna, come era stata raccomandata da una rispettabile casa farmaceutica del Tennessee: ebbene, tale consapevolezza ha creato in me, per giorni e notti intere, un’agonia mentale e spirituale alla quale non credevo che un essere umano potesse sopravvivere. Io ho conosciuto delle ore in cui ho creduto che solo la morte potesse alleviare tale agonia”.(Lettera del Dr A. S. Calhoun, 22 Ottobre 1937).
ELIXIR SULFANILAMIDE
La medicina che uccise i pazienti del Dr Calhoun era l’ELIXIR SULFANILAMIDE. Tra il settembre e l’ottobre del 1937 tale farmaco fu responsabile della morte di oltre 100 pazienti in 15 stati degli USA, attraversando tutto il Paese da Est ad Ovest, dalla Virginia alla California. Il farmaco e le morti ad esso correlate condussero alla Legge del 1938 su Alimenti, Farmaci e Cosmetici, che incrementò l’autorità della FDA (Food and Drug Administration) sulla regolamentazione farmacologica.
La Sulfanilamide, un farmaco usato per trattare le infezioni streptococciche, aveva mostrato di possedere effetti drammatici curativi ed era stata usata con sicurezza per un certo periodo in forma di compresse e polvere. Nel Giugno 1937, un venditore della “S.E. Massengill Co.,” con sede a Bristol, Tennessee, riportò una richiesta proveniente dagli Stati del Sud per il farmaco in forma liquida. Il capo chimico e farmacista della compagnia, Harold Cole Watkins, sperimentò e scoprì che la sulfanilamide si poteva dissolvere nel glicole dietilenico. I controlli laboratoristici della compagnia testarono il miscuglio per sapore, aspetto e fragranza, e lo trovarono soddisfacente. Immediatamente, la compagnia preparò una certa quantità di elixir e lo inviò in tutti gli stati.
La nuova formulazione non era stata testata riguardo alla tossicità. A quel tempo la legge su Alimenti e Farmaci non richiedeva studi di sicurezza sui farmaci nuovi. Vendere farmaci tossici costituiva, senza dubbio, una cattiva pubblicità ed un danno economico finale per la casa farmaceutica, ma non era illegale.
Poiché non venne fatto nessuno studio farmacologico sulla nuova preparazione sulfanilamidica, Watkins non si accorse della caratteristica di tale soluzione. Il glicole dietilenico, un prodotto chimico usato normalmente come antirefrigerante, è un veleno mortale.
I primi invii del nuovo prodotto furono fatti ad inizio settembre. L’11 ottobre, la American Medical Association (AMA) ricevette delle segnalazioni da medici di Tulsa, Oklahoma, riguardo ad un composto sulfanilamidico non familiare che era responsabile della morte di alcuni loro pazienti. La AMA richiese campioni del farmaco e si rivolse alla Massengill, richiedendo loro la composizione del composto. Il laboratorio della AMA isolò il glicole dietilenico come l’ingrediente tossico ed inviò immediatamente un avvertimento, attraverso la stampa e la radio, sulla tossicità e pericolosità dell’Elixir Sulfanilamide.
Un medico di New York apprese delle morti, ed il giorno 14 del mese di ottobre fece una notifica ai quartier generali della Food and Drug Administration. Un ispettore dell’agenzia di Kansas City confermò che otto bambini ed un adulto erano morti e che ciascuno di loro aveva assunto un farmaco chiamato “Elixir Sulfanilamide, prodotto dalla S.E. Massengill Co., Manufacturing Pharmacists, Bristol, Tenn.-Va.”
Gli ispettori vennero immediatamente inviati al quartier generale della casa farmaceutica di Bristol e presso le sedi delle filiali di Kansas City, New York e San Francisco. Essi scoprirono che l’azienda aveva già appreso degli effetti venefici del liquido contenente sulfanilamide ed aveva inviato telegrammi ad oltre mille venditori, farmacisti e medici. Comunque, i telegrammi richiedevano semplicemente la restituzione del prodotto e non indicavano l’urgenza della situazione né quanto il farmaco fosse letale. Di fronte all’insistenza della FDA, la casa farmaceutica inviò una seconda ondata di messaggi contenenti parole più forti: “è imperativo ritirare immediatamente tutti gli elixir sulfanilamide in giacenza. Il prodotto può essere pericoloso per la vita. Restituite tutte le scorte, a nostre spese.”
La FDA si adoperò per ritirare il farmaco in maniera completa. Venne assegnata al compito una forza lavoro di 239 ispettori e chimici della Food and Drug Administration. Gli uffici statali e locali per la salute si unirono allo sforzo. I giornali e le stazioni radio continuarono ad inviare messaggi di allarme.
Lo staff controllò le registrazioni delle spedizioni del prodotto e la consegna in quattro centri di distribuzione ed in una serie di farmacie con vendite all’ingrosso ed al dettaglio. Vennero esaminati uno ad uno migliaia di ordinazioni. In un solo stabilimento furono controllati oltre 20.000 prodotti.
Gli impiegati della FDA individuarono i circa 200 venditori dei prodotti della compagnia e li interrogarono anche sulla distribuzione dei campioni omaggio per i sigg. medici. Riuscire a trovare tutti i venditori fu il primo problema. In un caso tipico, la presenta di un venditore venne riportata in un albergo in Washington DC. Egli non si trovava lì ma erano stati lasciati per suo conto altri recapiti a Jackson, in Michigan, e Baltimora. Questi recapiti, però, si riferivano ad un altro venditore con lo stesso nome. Dopo quattro giorni di ricerca, finalmente, il venditore venne trovato in University Park, Maryland. Una volta che il venditore era stata trovato c’era ancora il problema di rintracciare la distribuzione dei suoi prodotti. Un uomo in Texas, per esempio, rivelò le informazioni necessarie solo dopo essere stato arrestato dalle autorità competenti.
In molti casi, la localizzazione dei venditori del prodotto richiese una vera e propria attività investigativa. In alcune farmacie, l’elixir era stato venduto senza alcuna prescrizione a clienti di cui il farmacista non sapeva il nome. In altri casi, i medici avevano registrazioni incomplete o assenti dei nomi e degli indirizzi dei pazienti per il quali il farmaco era stato prescritto. In East St. Louis, Illinois, per esempio, vennero rintracciate 49 prescrizioni, ed alcune di quelle identificate riportavano annotazioni quali “Bette Jane, 9 mesi”, o “Mr Jackson (senza alcun indirizzo)”.
Anche quando il consumatore veniva rintracciato, l’ispettore necessitava di alcune ingegnose domande per determinare il destino dell’elixir acquistato. Una donna di East St. Louis disse ad un ispettore di essersi sbarazzata del farmaco. L’ispettore persistette comunque nella sua indagine anamnestica. Cosa intendeva dire la signora con il termine “sbarazzarsi”? L’aveva versato nel lavandino? L’aveva sepolto? La donna rispose che l’aveva gettato dalla finestra in un vicolo. L’ispettore scoprì che il flacone era ancora intatto, e che conteneva al suo interno una quantità di farmaco sufficiente ad uccidere qualunque bambino l’avesse ingerito (il contenuto aveva il sapore di lampone).
Molti medici e farmacisti fecero di tutto per recuperare l’elixir. Un medico posticipò il suo matrimonio per aiutare un chimico della FDA nella ricerca di un bambino di tre anni la cui famiglia si era trasferita in una zona di montagna dopo aver ottenuto la prescrizione medica.
Al contrario altri medici furono riluttanti nell’ammettere di aver prescritto il farmaco, forse temendone delle conseguenze negative. Un ispettore, che controllava una farmacia in Georgia, ricevette la risposta che un gallone (circa 3,785 litri) di elixir era stato restituito al produttore dopo che solo 6 once (quasi 180 grammi) erano state dispensate ai consumatori. Il paziente che aveva assunto le sei once non aveva riportato effetti tossici, così come affermato dal farmacista e confermato dall’ispettore. Ma, l’ispettore assegnato a Bristol riportò che in realtà dal gallone restituito mancavano 12 once (quasi 360 grammi), cosicché l’ispettore della Georgia continuò le sue ricerche nella zona e scoprì che altre due persone avevano bevuto l’elixir e che erano entrambe morte.
Similarmente, un dottore del Sud Carolina disse ad un ispettore di aver dispensato la medicina a sole cinque persone e che nessuna di loro era morta. Ma quando l’ispettore iniziò ad andare a fare domande in giro per la città, qualcuno gli parlò della morte di un impiegato in una segheria. L’ispettore riconobbe i sintomi come caratteristici di avvelenamento da Elixir Sulfanilamide. Attraverso il sovrintendente della segheria, l’ispettore rintracciò la sorella dell’impiegato. La sorella affermò che suo fratello era andato dal dottore ed aveva preso qualche medicina color rosso prima di morire. Ella disse all’ispettore che, secondo consuetudine, tutti i medicinali e utensili della camera dell’ammalato erano stati riposti nella tomba, circa un miglio e mezzo lontano dai campi. Accompagnati dai familiari e dagli amici del defunto, l’ispettore e la sorella si recarono nella collinetta boscosa sui cui era stata posta la tomba. Furono ritrovati sotto terra alcune bottiglie, piatti, cucchiai ed un flacone di 4 once contenente un’oncia di Elixir Sulfanilamide. Esso conteneva ancora leggibile il marchio della prescrizione del medico. In realtà, successivamente l’ispettore apprese che quattro pazienti di questo medico erano morti dopo aver assunto l’elixir. Vittime dell’avvelenamento da Elixir Sulfanilamide – molti dei quali erano bambini che avevano assunto il prodotto per il mal di gola – rimasero malati dai 7 ai 21 giorni circa. Tutti esibirono sintomi simili. Caratteristici dell’insufficienza renale: oligo-anuria, severo dolore addominale, nausea, vomito, stupore e convulsioni. Essi soffrirono di intenso e continuo dolore. A quel tempo non esisteva un antidoto o un trattamento riconosciuto per l’avvelenamento da glicole dietilenico.
In una lettera al Presidente Franklin D. Roosevelt, una signora descrisse la morte della figlia:
“La prima volta in cui ho chiamato un dottore per [Joan] le è stato dato l’Elixir della Sulfanilamide. Tutto ciò che ci rimane è la sua piccola bara. Il suo ricordo va al dolore nel vedere quel suo piccolo corpo che si agita e nel sentire la sua piccola voce che urla di dolore, e tutto ciò sembra guidarmi alla pazzia … La prego di impedire a questi venditori di farmaci di prendersi altre piccole vite e di impedire nel futuro altre sofferenze come quella che io sto vivendo adesso.”
Alcuni semplici test su animali avrebbero facilmente dimostrato le proprietà letali dell’elixir. Anche un semplice ripasso della letteratura scientifica avrebbe mostrato che altri studi – come quelli riportati in diversi giornali medici – avevano indicato che il glicole dietilenico era tossico e poteva causare danno o insufficienza renale. Ma nel 1937 la legge non proibiva la vendita di farmaci pericolosi, non testati o velenosi. Il Dr Samual Evans Massengill, il proprietario della casa farmaceutica, disse: “I miei chimici ed io siamo profondamente rattristati per i fatali risultati, ma non vi è stato alcun errore nella manifatturazione del prodotto. Noi abbiamo dato una risposta ad una legittima domanda professionale e nessuno poteva prevedere dei simili risultati. Io non credo che vi sia alcuna responsabilità da parte nostra”. Al contrario, il chimico della Massengill non aveva la stessa opinione: Harold Watkins si suicidò dopo aver appreso gli effetti della sua ultima elaborazione.
Grazie alla risoluta persistenza delle agenzie federali, statali e locali, e grazie al lavoro della AMA e dei mezzi di comunicazione, la maggior parte dell’elixir venne recuperato. Dei 240 galloni (poco più di 900 litri) prodotti e distribuiti, 234 galloni ed una pinta furono ritirati; il rimanente venne consumato causando la morte di diverse vittime.
Sotto la legge federale vennero eseguite 25 confische. L’imputazione era la falsificazione (misbranding). A detta della FDA, “Elixir” implicava un prodotto con soluzione alcolica mentre nei fatti era una soluzione con glicole dietilenico senza alcool. Se il prodotto fosse stato chiamato “soluzione” invece che “elixir”, non si sarebbe potuta imputare la casa farmaceutica di nessun infrangimento della legge. La FDA non aveva nessuna autorità legale sul recupero del farmaco e molte altre persone avrebbero potuto morire senza il suo intervento.
Il commissario della FDA Walter Campbell, che spingeva per una migliore regolamentazione federale per i farmaci, pose l’accento sull’inadeguatezza dell’allora Legge Federale affermando che tale inadeguatezza aveva contribuito al disastro. “È una sfortuna che sotto i termini della nostra presente inadeguata Legge Federale, la Food and Drug Administration sia obbligata a procedere contro questo prodotto sulla base di una accusa tecnica e ridicola come quella di falsificazione (misbranding). … [L’’incidente dell’Elixir Sulfanilamide] enfatizza la necessità di un controllo pubblico sulla distribuzione di farmaci molto potenti e di un’adeguata legge federale su alimenti e farmaci … Noi non dobbiamo dimenticare che ci sono state molte morti e diversi casi di cecità derivanti dall’uso di un altro nuovo farmaco, il dinitrofenolo, che era stato imprudentemente posto in mercato qualche anno fa. Le morti e la cecità derivanti da questo [farmaco] continuano ancora oggi. Dobbiamo anche ricordare le morti derivanti da danno epatico che sono occorse a seguito di avvelenamento da cinchopen, un farmaco spesso raccomandato in certe condizioni di dolore come i reumatismi. Inoltre, abbiamo sfortunati avvelenamenti, acuti e cronici, derivanti da preparazioni di tiroidi e radium impropriamente somministrate ai pazienti.
Questi sfortunati avvenimenti devono essere ancora attesi poiché preparazioni farmacologiche nuove e poco testate vengono messe in commercio quasi tutti i giorni, ed il danno alla salute pubblica non può essere stimato in maniera accurata. Il solo rimedio per tali situazioni è un atto del Congresso per una adeguata e globale legge nazionale su Alimenti e Farmaci, che richieda che le medicine poste sul mercato siano sicure per l’uso per il quale vengono prescritte …”
A conti fatti, l’esperienza Elixir fece più che sollecitare la Legge Federale del 1938 su Alimenti, Farmaci e Cosmetici. La “New Drug Section”, diede una mano nell’impedire simili tragedie e diede agli Stati Uniti un nuovo sistema di controllo farmacologico che fornì una protezione superiore, stimolando al contempo la ricerca medica ed il progresso. Infatti, 25 anni dopo, tale legge salvò la nazione da un’altra tragedia farmacologica – il disastro talidomide – che si era verificata in altri paesi, come la Germania e l’Inghilterra. Ancora una volta, la storia si ripeteva. Un progetto di legge pendente, “The Drug Amendaments” del 1962, venne alla fine promulgato.
Caroline Ballentine scrisse questo articolo mentre era “staff writer” dell’Ufficio di Pubblici Affari della FDA.
Articolo tratto da “FDA Consumer Magazine”, edizione del giugno 1981.
Articolo tradotto dal dott. Concetto De Luca (08/03/2008)
Caro dott. De Luca, forse le interessa sapere che su questo argomento, così terribile e al tempo stesso avvincente, poiché ha significato molto, lungo la strada impervia dei diritti dei consumatori di farmaci, abbiamo scritto il romanzo “Le simmetrie del caso”, uscito lo scorso anno. Quello che ci aveva sinceramente stupito era che nessun altro ci avesse pensato prima. Nel romanzo c’è una parte storica, ben documentata, che porta il lettore nel 1937, proprio il periodo in cui in USA morirono un centinaio di persone, per lo più bambini, per questo terribile farmaco dal sapore di lampone. Se è interessato ad approfondire la conoscenza della nostra opera, guardi la sua mail, dove le abbiamo inviato un po’ di notizie in merito. Grazie dell’attenzione!
Buonasera. Ho risposto alla Sua mail.
Grazie, davvero gentile.
Le ho risposto anch’io.
E’ un peccato che la storia di questa tragedia farmaceutica non sia conosciuta, se non da pochi specialisti o da chi, come noi, ci si è imbattuto per caso.
Ci piacerebbe davvero trovare il modo di diffonderla e, come diceva il mio amato Manzoni, la letteratura in questo può aiutare, raccontando in modo romanzato ciò che, purtroppo, è veramente accaduto.
Ancora complimenti per la vostra attività! Un caro saluto